La direzione dell’Ispettorato del lavoro di Milano-Lodi ha respinto il ricorso gerarchico delle più grandi piattaforme digitali di «food delivery» Glovo-Foodinho, Just Eat, Uber e Deliveroo che operano in Italia contro la richiesta della procura di Milano di assumere entro tre mesi 60 mila rider e pagare 733 milioni di euro di multa per la violazione della sicurezza sul lavoro dei ciclo-fattorini. La richiesta è partita dopo un’indagine del nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri con l’Inps e l’Inail. Il ricorso delle aziende è stato dichiarato «palesemente infondato».

Le ispezioni sono state realizzate tra il primo gennaio 2016 e il 31 ottobre 2020 sulle attività dei rider che le società (tranne, ora, Just Eat) considerano «lavoratori autonomi» o «collaboratori occasionali». Hanno accertato che sono invece «subordinati in senso forte, «novecentesco, cioè eterodiretti, e non eterorganizzati come potrebbe risultare dall’applicazione di una norma del Jobs Act di Renzi» sostiene Alessandro Brunetti, avvocato del lavoro delle Camere del lavoro precario e autonomo (Clap). Stando al provvedimento, «sono stati accertati tutti i requisiti richiesti dalla normativa vigente in ordine alla natura personale, continuativa ed eterodiretta dei rider perché sottoposti a direttive stringenti e all’esercizio del potere disciplinare da parte dei gestori delle piattaforme». La piattaforma, sostiene l’ispettorato «gestisce e dirige la prestazione, sin dalla fase iniziale di accettazione dell’ordine, passando dal ritiro presso l’esercente, alla consegna all’utente finale, nonché alla gestione dell’eventuale pagamento». E viene evidenziato «il carattere di continuità» della prestazione e il «costante «condizionamento» da parte» della società. Questo significa che vanno estese ai rider tutte le tutele «previste per il lavoro subordinato». Con le ispezioni è stata «correttamente» disposta «la corresponsione ai lavoratori per tutto il periodo lavorato in relazione alle mansioni effettivamente svolte così per come accertate, le retribuzioni previste» dal quinto livello previsto dal contratto collettivo nazionale della logistica e del trasporto merci.

Il respingimento dei ricorsi delle aziende fa parte della procedura amministrativa che sanziona la violazione delle norme sull’inquadramento dei lavoratori nella subordinazione e non nell’autonomia. È in corso anche un secondo procedimento penale sulla violazione delle norme sulla sicurezza. «Se le aziende pagheranno le ammende, ciò consentirà l’estinzione del reato», ha detto Antonino Bolognani, comandante del nucleo tutela del lavoro dei carabinieri il 25 febbraio scorso.

Ieri un rider di Deliveroo è stato vittima incidente a Ferrara ed è stato ricoverato in ospedale per una perforazione intestinale ed è in coma farmacologico. La sua fidanzata ha detto di aver incontrato difficoltà burocratiche nell’aprire la pratica di infortunio. Per farla partire era necessario il numero identificativo inaccessibile a causa del coma. Nel pomeriggio del caso si è interessato anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. L’azienda che ha fatto sapere di avere trasmesso la pratica all’Inail. «ll rider è assicurato e ll suo “rider id” non è un dato necessario per avviare la pratica».

Ieri il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo ha depositato due proposte di legge sui rider e i lavoratori delle piattaforme digitali in cui si chiede più sicurezza e un quadro finalmente nazionale per i i lavoratori del «food delivery» che preveda la tutela di tutti i diritti previsti.