Da parte cubana si parla di «accordo storico». È quello che dalla scorsa settimana permette alle 30 squadre della Major league di baseball (MLB) degli Stati uniti di «contrattare atleti cubani». E pone così fine alla lunga storia del traffico di peloteros cubani, attratti dai soldi pesanti offerti negli Usa e costretti a fuggire clandestinamente dell’isola. Perdendo il diritto di risiedervi e venendo accusati di essere «disertori», «venduti» e anche «traditori della patria».

La pelota (baseball), seppur da anni minacciata dal football, resta lo sport nazionale dell’isola. Ma da molti anni l’orgoglio nazionale e anche il relativo decadere dello sport – a causa della crisi economica – non fanno più da barriera di fronte allo strapotere del dollaro. Così negli ultimi dieci anni circa 300 tra i migliori atleti dell’isola sono di fatto fuggiti, spesso oggetto di un vero e proprio traffico.

Negli anni scorsi la Federazione cubana era corsa ai ripari stringendo accordi con una serie di paesi – dal Giappone al Messico – per regolare la “fuga” di peloteros. Ma con i nemici storici del nord – che da quasi sessant’anni impongono un embargo unilaterale a Cuba – le cose erano differenti.

Ora, afferma un comunicato della Federazione cubana «dopo tre anni di trattative, l’accordo assicura una relazione di collaborazione stabile e non politicizzata» con la Mlb. I giocatori cubani contrattati negli Usa non perderanno la residenza né la possibilità di giocare per Cuba in grandi eventi internazionali.

Il quotidiano di Miami Nuevo Herald ha informato che come «tassa per liberare» i giocatori cubani «i club statunitensi pagheranno un 25% del contratto e un 15 o 20% del totale valore garantito dal patto». La federazione cubana dovrebbe «liberare» tutti i giocatori contrattati con meno di 25 anni di età e sei o più anni di esperienza nella massima serie nazionale di baseball dell’isola.

Il giornalista e analista sportivo Miguel Contreras González si augura che «il morso del 25%» del contratto riservato alla federazione cubana serva perché il baseball «ritorni ad animare i sogni dei ragazzi cubani» e non si disperda in canali sconosciuti ai più.
L’accordo è stato criticato dagli anticastristi di sempre della Florida, come il senatore Marco Rubio o il deputato Diaz-Balart, entrambi repubblicani, i quali chiedono un intervento del presidente Trump perché non si legalizzi «un traffico umano» di giocatori.