È giunta fino in Vaticano la voce del popolo mapuche, grazie alla presenza di una delegazione invitata ieri all’udienza generale del papa. Rosario Railaf Zuñiga, attivista mapuche dell’Araucanía cilena esiliata con la famiglia in seguito al golpe di Pinochet del 1973, e oggi militante del Coordinamento Mapuche Europeo; Juan Carlos Carrilaf, artista mapuche-tehuelche, proveniente dalla provincia di Rio Negro, in Argentina; e Alex Mora, di origini mapuche ma attivo in Germania nell’Associazione per i Popoli Minacciati, hanno consegnato la loro lettera per papa Francesco, esprimendo le loro aspettative per la sua visita in Cile il prossimo gennaio.

Hanno poi tenuto un incontro alla Casa dei Popoli – Aiasp, in collaborazione con EcoMapuche e il gruppo Caos, illustrando la lotta di un popolo indomito, che non si è arreso ai colonizzatori di ieri come agli invasori di oggi: industrie petrolifere e minerarie, imprese agroalimentari e grandi latifondisti, sostenuti dai governi in entrambi i lati della Cordigliera.

Un popolo che continua a subire violenza e abusi, dalla feroce repressione della comunità mapuche Pu Lof, nella Patagonia argentina (durante cui è morto, è stato ucciso o è stato lasciato morire Santiago Maldonado) fino all’applicazione, nei confronti della resistenza mapuche, in Cile, della legge antiterrorismo promulgata durante la dittatura di Pinochet.

Nella loro lettera a papa Francesco, i mapuche hanno ribadito la volontà di dialogo, sulla base del diritto all’autodeterminazione, contro ogni paternalismo e ogni colonialismo di cui, scrivono, «siamo stati oggetto fino ad oggi», denunciando l’usurpazione del territorio mapuche e delle sue risorse con «l’acquiescenza del Vaticano», da cui ora si attendono un netto disconoscimento della «Dottrina della scoperta», per quell’incontro tra due mondi che non si è mai realizzato.

«Ci aspettiamo da lei – scrivono al papa – un imperioso pronunciamento sulla necessità di un risarcimento per il danno causato al popolo mapuche, al suo patrimonio territoriale e culturale, in maniera da conseguire una pace stabile e duratura sulla base della verità e della giustizia».

Così, in occasione della visita del papa nel Wallmapu, il loro territorio ancestrale, i mapuche ricordano a Bergoglio il loro bisogno di ascoltare parole diversi da un generico richiamo alla pace: «Vorremmo – concludono – che lei facesse suo l’appello a stabilire la verità, la giustizia e la pace nell’Araucanía»