Abbiamo chiesto ai più importanti disegnatori e intellettuali arabi cosa pensano del nuovo numero di Charlie.

Non ha dubbi sulla qualità della nuova prima pagina, uno dei più noti disegnatori egiziani, autore dei più incredibili graffiti di via Mohammed Mahmud al Cairo, Ammar Abo Bakr. «Non concordo con lo scrittore Hamid Abdel Sameh che ha criticato le nuove vignette su Maometto», ha spiegato al manifesto Ammar, che appartiene a una famiglia sufi e per questo è abituato a prendere in giro i dogmi della religione islamica.

«Credo invece che disegnare il profeta, anzi rispondere alle provocazioni di Charlie con altre vignette sia necessario per rendere la società dei nostri paesi più flessibile», aggiunge. «Il disegno del profeta che campeggia sulla prima pagina di Charlie e che ironicamente dice: «Tutto è perdonato», è molto intelligente. In qualche modo smaschera il fatto che l’élite religiosa islamica si accorda per condannare, per indossare una maschera di perbenismo ma nel profondo continua a contrastare la laicità». Però Ammar non fa suo il motto in voga Je suis Charlie. «Io sono Charlie e allo stesso tempo non lo sono, di sicuro sostengo gli artisti uccisi (anche se in ogni momento ci sono morti per gli attacchi occidentali in Medio oriente). Ma dopo la marcia di Parigi di leader europei che continuano a sostenere il terrorismo di sicuro non sono più Charlie», chiosa Ammar.

«Io sono con Charlie Hebdo», dice invece al manifesto, Magdy el-Shafy, illustratore libico, autore del noto fumetto Metro e tra i più geniali graffitari della prima ora, dopo le rivolte del 2011 in Egitto. «Confermo la mia posizione dopo aver letto le ultime vignette del giornale francese. Hanno reagito benissimo: l’opposto della paura e della guerra dichiarata da George Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001. Con la nuova pubblicazione, i disegnatori di Charlie continuano a rappresentare Maometto e dimostrano una valida conoscenza del discorso religioso islamico», commenta Magdy.

Secondo il noto disegnatore, la violenta irruzione nella redazione di Charlie potrà insegnare qualcosa: «Da questa vicenda l’Occidente dovrebbe imparare che è sbagliato fomentare conflitti su base settaria perché questo approccio non distrugge solo il Medio oriente. Invece i paesi arabi dovrebbero imparare ad aggiornare codici e interpretazioni della religione che risalgono a dieci secoli fa», prosegue il disegnatore. «E poi non ho apprezzato la marcia di Parigi contro il terrorismo con in testa i leader europei, per i morti di Sanaa e Aleppo nessuno in Occidente scende in strada», considera Magdy.

Eppure il centro islamico Dar al-Ifta al Cairo ha duramente criticato le nuove vignette di Charlie Hebdo, definendole «ingiustificatamente provocatorie». La massima autorità sunnita, la moschea di al-Azhar, ha condannato invece la montante islamofobia che attraversa la Francia «con attacchi razzisti e scellerati contro le moschee», chiedendo ai musulmani di ignorare le nuove caricature.

Invece, le autorità turche hanno messo al bando la nuova edizione del giornale che reca in prima pagina l’immagine del profeta.

A sostegno di Charlie il più importante fumettista siriano, Ali Ferzat, in esilio forzato in Kuwait dopo aver subito un attacco in cui gli attentatori hanno minacciato di spezzargli le dita. «L’attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo ha unito il mondo svegliandolo dal suo torpore, dopo aver lasciato che i focolai del terrorismo si ampliassero e diffondessero a causa del suo silenzio sulla violenza cui si assiste in Medio oriente», ha denunciato Ferzat.

Gli ha fatto eco lo scrittore egiziano, il marxista Sonallah Ibrahim. In un’intervista al manifesto, Ibrahim ha difeso «il diritto di ogni giornalista e scrittore di fare satira». Per questo, l’autore di Americanli, ha partecipato alla manifestazione del Cairo a sostegno della redazione di Charlie: «Certo i disegnatori potrebbero fare considerazioni in precise circostanze e posporre la pubblicazione di materiale offensivo ma mai devono sentirsi intimiditi: è sbagliato e inaccettabile», ha aggiunto Sonallah.