A 14 mesi esatti dal ritrovamento al Cairo del corpo, terribilmente torturato, di Giulio Regeni, siamo tornati in Senato, con i genitori Paola e Claudio, la loro avvocata Alessandra Ballerini e il senatore Luigi Manconi, per incontrare la stampa a un anno dalla prima conferenza. Ognuno, dal rispettivo punto di vista, ha raccontato come sono trascorsi questi 14 mesi: da quello delle indagini a quello dell’azione politica italiana, soprattutto da quello di una famiglia la cui vita è stata completamente stravolta.

E infine, da quello dell’analisi della situazione dei diritti umani in Egitto. Da questo aspetto si deve ripartire. Per ricordare ciò che è ovvio ma che viene talora dimenticato. Giulio Regeni ha subìto quattro violazioni dei diritti umani: arresto arbitrario, sparizione, tortura, omicidio.

Come un egiziano. Negli ultimi 14 mesi, anche se potrà non piacere a Donald Trump che ha definito il presidente egiziano al-Sisi un «modello», la situazione dei diritti umani in Egitto è peggiorata. Diverse persone che si sono occupate dell’assassinio di Giulio sono finite in carcere per settimane o mesi: come Ahmad Abdallah e Mina Thabet della Commissione egiziana per i diritti e le libertà o come l’avvocato Malek Adly. Le organizzazioni non governative egiziane che si occupano di ricerca, di formazione o di diritti umani sono sempre di più nel mirino del governo.

L’inchiesta nata nel 2011 sui «fondi esteri» ha, solo negli ultimi mesi, portato alla chiusura del centro El Nadeem (sorto nel 1991 per curare le vittime della violenza sessuale e della tortura), al congelamento dei beni bancari personali o associativi (dunque, alla paralisi delle attività) e all’emissione di divieti d’espatrio per numerosi attivisti. Quanto alle sparizioni, è la stessa Commissione egiziana per i diritti e le libertà a fornire un dato preoccupante quanto prudente: oltre 900 desaparecidos tra agosto 2015 e agosto 2016.

Altre organizzazioni hanno prodotto numeri assai più alti. Si tratta di un fenomeno difficile da analizzare, per la natura segreta delle sparizioni e per il terrore di denunciarle. Secondo Amnesty International, in media spariscono tre o quattro persone al giorno: spesso sono giovani, in alcuni casi addirittura minorenni. Durante il periodo d’isolamento completo dal mondo esterno, lo scomparso subisce feroci torture. Un recente rapporto di Amnesty International racconta, tra le tante, quelle subite da due quattordicenni: Mazan Mohamed Abdallah, violentato con un bastone di legno, e Aser Mohamed, colpito con scariche elettriche su tutto il corpo e tenuto appeso per ore.

L’aumento delle sparizioni risulta particolarmente acuto dal marzo 2015, ossia dalla nomina a ministro dell’Interno di Magdy Abd el-Ghaffar, che in precedenza aveva fatto parte della polizia segreta di Mubarak, il Servizio per le indagini sulla sicurezza dello stato, ora Agenzia per la sicurezza nazionale: stesse persone, stesse torture.

Al sistema delle sparizioni collabora il potere giudiziario, ovvero quello che dovrebbe indagare sull’assassinio di Giulio Regeni. Come negare le sparizioni e respingere le denunce? Basta post-datare il giorno dell’arresto: non settimane o mesi prima della comparsa davanti al giudice, ma 24 ore prima. Dell’Egitto odierno dobbiamo ricordare ancora la messa fuorilegge del Movimento 6 aprile, i processi contro i lavoratori dei cantieri navali di Alessandria e la detenzione di attivisti, blogger, giornalisti (35, secondo i dati più aggiornati) solo per aver espresso le loro opinioni o svolto il loro mestiere. Mahmoud Abu Zeid, noto come “Shawkan”, è in carcere da 1320 giorni: nell’agosto 2013 aveva ripreso con la sua macchina fotografica e per conto dell’agenzia di Londra Demotix, lo sgombero con centinaia di morti di un sit-in della Fratellanza musulmana a Rabaa al-Adawiya.

In Egitto, dunque, l’impunità regna: il suo più recente simbolo è proprio l’ex presidente Hosni Mubarak, rilasciato il 24 marzo. Evidentemente le centinaia di manifestanti morti a piazza Tahrir nel gennaio 2011 caddero tutti per le scale…

* Portavoce di Amnesty International-Italia