Cattolici in campo contro la guerra e contro le armi, alla vigilia della grande manifestazione per la pace di sabato prossimo, 5 novembre, a Roma (ritrovo a Piazza della Repubblica e corteo fino a Piazza San Giovanni). I presidenti di 47 associazioni e movimenti cattolici hanno sottoscritto un documento con cui chiedono ai governanti di deporre le armi – non usarle, non inviarle, non minacciare l’impiego di quelle atomiche – e di rilanciare dialogo e diplomazia.

«COME REALTÀ del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale – si legge –, vogliamo unire la nostra voce a quella di papa Francesco per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace. Affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica. Il nostro Paese deve da protagonista far valere le ragioni della pace in sede di Unione europea, Onu e Nato. Il dialogo, il confronto, la diplomazia sono le strade da percorrere con determinazione».

Ci sono tutte le principali organizzazioni del mondo cattolico: quelle istituzionali (Azione Cattolica, Acli, gli scout dell’Agesci, il movimento dei Focolari), quelle tradizionalmente impegnate sui temi della pace (Pax Christi, Beati i costruttori di pace, Comunità papa Giovanni XXIII, Comunità sant’Egidio, Gruppo Abele, Sermig, Focsiv), quelle della galassia cattolico-democratica (Città dell’uomo, Rosa bianca, Viandanti), quelle che un tempo sarebbero state etichettate come «dissenso cattolico» (Comunità di base, Noi siamo Chiesa), le associazioni dei teologi e delle teologhe, dei maestri e dei docenti cattolici.

Ma anche “sorprese” come Comunione e liberazione e Movimento cristiano dei lavoratori (nato da una scissione a destra nelle Acli dell’«ipotesi socialista» negli anni ‘70). Mancano i neocatecumenali e le associazioni pro-life, che però, si sa, scendono in piazza solo per i Family day.

UNA PLATEA VASTA, che lascia intendere che sabato prossimo in piazza ci saranno anche tanti cattolici, che sul tema della pace, al di là delle differenze fra i gruppi, sono stati ricompattati da Bergoglio.

«Con la creazione dell’Onu si pensava che la guerra fosse ormai un’opzione non più prevista, una metodologia barbara, dunque superata, per la soluzione dei conflitti. E invece no. Eccoci ancora con il dramma della guerra vicino a noi», scrivono le associazioni, che condannano la guerra scatenata «dall’invasione dell’Ucraina» da parte della Russia e le «tante altre sparse per il mondo, per lo più guerre dimenticate perché lontane da noi».

Oggi «è papa Francesco a ricordarci costantemente che la guerra è “una follia, un orrore, un sacrilegio, una logica perversa”» e a chiedere che «si giunga subito al cessate il fuoco: tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili».

C’è anche una richiesta esplicita rivolta al governo italiano, proprio quando gli Stati uniti si apprestano a rinnovare l’arsenale di bombe atomiche nelle basi militari di Ghedi e Aviano: «Di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la scelta da parte del nostro Paese di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari».

LA RICHIESTA in realtà venne già rivolta al governo Draghi nella primavera 2021. Ora le associazioni cattoliche la rinnovano: sia messa «urgentemente» all’ordine del giorno la ratifica del Trattato, per «indicare che il nostro Paese non vuole più armi nucleari sul proprio territorio e che sollecita anche i propri alleati a percorrere questa strada di pace. Purtroppo, anche dopo tante guerre, noi non abbiamo ancora imparato la lezione e continuiamo ogni volta ad armarci, a fare affari con la vendita di armi e a prepararci alla guerra».

Chissà cosa ne pensano l’ex piazzista d’armi Crosetto, ora ministro della Difesa, e la presidente del Consiglio Meloni, «madre e cristiana»?