Oltre ai suoi avvocati italiani, Eugenio Losco e Mauro Straini, Ilaria Salis a Budapest è assistita da altri due legali, György Magyar, decano del diritto penale ungherese e attivista per i diritti umani, e Gyene Bàlint, che ieri mattina l’ha assistita in aula e che da mesi tratta il caso giudiziario, uno dei più importanti in questo momento nel paese, con gli occhi del mondo addosso e l’opinione pubblica europea molto preoccupata dalle notizie uscite sin qui. Incontriamo Bàlint nella sede dello studio legale di Magyar, al quarto piano di un palazzo di Szent István körút, il vialone di Budapest che porta al ponte Margherita, sul Danubio.

Avvocato, come tutti i presenti in aula, ha visto Ilaria Salis entrare in catene e al guinzaglio. Si tratta di una normale procedura per la giustizia ungherese?
Sì, la stabilisce l’autorità penitenziaria. I detenuti vengono classificati per grado di pericolosità: Ilaria Salis viene ritenuta di livello medio, per questo in aula il giudice ha domandato quale fosse il suo livello di pericolosità e poi ha acconsentito che le venissero allargate un po’ le manette per la durata dell’udienza. L’altro imputato, invece, era di pericolosità più alta, mentre la terza, che è agli arresti domiciliari, è potuta entrare senza manette né altro.

Quali saranno i prossimi passi di questo processo?
Oggi ho fatto alcune richieste di incidente probatorio al giudice: sulle perizie mediche realizzate per gli aggrediti e sui video in base ai quali è stata accusata Ilaria Salis. Poi ho chiesto al giudice come intendesse procedere al riguardo. Lui ha detto che interrogherà i testimoni, tra cui gli aggrediti, e che poi fisserà una serie di udienze in giorni consecutivi per analizzare il materiale registrato dalle telecamere di sorveglianza. Solo dopo prenderà la sua decisione.

Ilaria Salis si è dichiarata innocente. Ha detto che lei non fa parte di alcuna organizzazione e che non ha aggredito nessuno. Crede che gli incidenti probatori da lei chiesti dimostreranno la sua estraneità ai fatti?
Ovviamente funziona al contrario: è la procura che deve dimostrare la colpevolezza di Ilaria Salis, non lei che deve trovare le prove per dimostrare la propria innocenza. Io penso che questi elementi, soprattutto i video delle telecamere di sorveglianza, non siano prove dirette e ho chiesto la loro visione proprio per contrastare le tesi della procura.

Questo è un processo contro tre antifascisti arrestati a Budapest nel febbraio dell’anno scorso, proprio nei giorni in cui qui arrivavano da tutta l’Europa neonazisti a celebrare nella capitale ungherese delle azioni militari delle SS. A quanto le risulta questi ultimi sono al centro di qualche procedimento giudiziario?
Per quello che ne so io sì: ci sono persone che hanno commesso reati e ci sono dei processi in corso. Ma non ho notizie concrete, il mio compito è solo quello di seguire il caso di Ilaria Salis.