L’informatico e whistleblower franco-italiano Hervé Falciani è di nuovo in libertà (vigilata) dopo un rocambolesco e improvviso arresto avvenuto mercoledì sera a Madrid. Un arresto la cui richiesta era partita direttamente dal ministero degli interni, senza che ne fossero stati informati i magistrati della Audiencia nacional. Falciani è l’uomo grazie al quale il governo spagnolo, quello francese e quello italiano, fra gli altri, hanno potuto mettere le mani sui conti opachi di 130mila evasori di 203 paesi per un valore di più di 100 miliardi di dollari nascosti al fisco con la complicità della banca svizzera HSBC, dove Falciani aveva lavorato fino al 2008. La cosiddetta «lista Falciani» ha consentito al governo spagnolo di smascherare 659 evasori e recuperare 300 milioni di euro.

Falciani risiede in Spagna dal luglio 2012, paese in cui si era rifugiato (ed era stato immediatamente arrestato) per sfuggire alla giustizia svizzera, che lo stava cercando e che ha finito per condannarlo nel 2015 a 5 anni di carcere per violazione del segreto bancario. Un delitto che non esiste come tale in Spagna: ragione per cui nel 2013, dopo che Falciani era rimasto in carcere per 5 mesi, la Audiencia nacional (con il parere favorevole della pubblica accusa) aveva negato l’estradizione, riconoscendo anzi all’ingegnere informatico l’attiva collaborazione con le autorità per identificare gli evasori. Falciani aveva addirittura ideato un programma informatico per aiutare il fisco spagnolo a incrociare i dati della sua lista con quelli in possesso delle autorità. Nell’atto che rendeva definitiva la scarcerazione del whistleblower, l’Audiencia nacional specificava che in Spagna non esiste una protezione penale specifica per il segreto bancario, ma solo il diritto alla privacy.

Ma mercoledì il colpo di scena: la stessa polizia che l’aveva scortato finora lo ha arrestato proprio mentre Falciani si recava a un dibattito, opportunamente intitolato «Quando dire la verità è eroico: portando alla luce i rifugi fiscali» all’Università Pontificia di Comillas. La ragione tecnica potrebbe essere il ritardo con cui la nuova richiesta di estradizione svizzera, basata sulla condanna definitiva emessa nel 2015, è arrivata al governo spagnolo: attraverso una serie di complessi procedimenti burocratici sarebbe stata formalizzata solo dieci giorni fa. Ma il sospetto che possa essere un favore al governo svizzero da parte di Madrid è forte: a nessuno sfugge che la Svizzera ospita due leader indipendentiste (la segretaria di Esquerra Republicana Marta Rovira, per la quale è in vigore un ordine di estradizione europea, e l’ex portavoce della Cup Anna Gabriel). Il sospetto è rafforzato dal fatto che il Fiscal (pubblica accusa) che ha proposto al giudice il carcere ha sostituito la magistrata titolare all’ultimo momento ed è lo stesso che ha accusato molti dirigenti indipendentisti nelle indagini per ‘ribellione’ in Catalogna. Finora la posizione della confederazione elvetica è che l’estradizione per reati politici (non presenti nel suo codice) è impossibile.

Fatto sta che il giudice ieri pomeriggio ha rimesso in libertà Falciani, in quanto fatti già «giudicati» nel 2013. Non solo: Falciani è stato condannato in contumacia, pratica che in Spagna è solo consentita per crimini che implichino pene fino a un massimo di due anni. Nonostante questo, il giudice, in attesa di analizzare gli atti, ha imposto misure cautelari: ritiro del passaporto, firma obbligatoria e controllo del domicilio da parte della polizia municipale. In più ha chiesto alle autorità francesi e italiane di non facilitare documentazione che gli possa permettere di lasciare il paese. Nel caso Falciani non rispettasse queste misure, potrebbe tornare in carcere.