L’estrema destra catalana potrebbe prendere abbastanza voti da entrare nel Parlament di Barcellona. Ad Aliança Catalana, infatti, i sondaggi della vigilia attribuiscono fino a sette eletti che si aggiungerebbero ai 10 di Vox, partito spagnolo ultranazionalista.

Se le previsioni dovessero essere confermate, per la prima volta all’assemblea catalana accederebbe una formazione indipendentista di ultradestra, sdoganando così una corrente politica che dalla fine del franchismo non ha mai avuto peso politico. Già alle municipali del maggio 2023 un partitino di destra radicale e catalanista – il Front Nacional de Catalunya – conquistò quattro consiglieri nel piccolissimo La Masó (Tarragona) e due a Manresa, città di 80 mila abitanti in provincia di Barcellona.

Aliança Catalana, nata nel 2020 da una scissione proprio del Front Nacional – considerato troppo moderato e poco islamofobo – riuscì a eleggere un consigliere in due piccoli comuni (Manlleu e Ribera del Dondara) ma soprattutto a vincere a Ripoll, conquistando sei consiglieri.

Facendo leva sulla propaganda contro l’immigrazione, soprattutto islamica, la fondatrice del movimento Silvia Orriols riuscì ad affermarsi in un comune dove il 14% degli 11 mila abitanti sono immigrati. Ripoll, poi, era stata la base di una cellula jihadista guidata dal locale imam che nell’agosto del 2017 provocò una strage sulle ramblas di Barcellona (15 vittime) e un morto a Cambrils.

Forte del 30% dei voti e grazie alla tolleranza dei consiglieri locali di Junts per Catalunya (gli indipendentisti di centrodestra guidati da Puigdemont) in contrasto con la direzione del partito, Silvia Orriols riuscì a farsi eleggere sindaca, utilizzando Ripoll come un trampolino di lancio verso il Parlament, coccolata dalla stampa spagnola più di destra a partire da La Razon e Abc.

Secondo i sondaggi, infatti, Aliança Catalana otterrebbe i voti da una parte dell’opinione pubblica di estrema destra e conservatrice spesso astensionista e non necessariamente indipendentista, e ruberebbe consensi anche a Junts e al centrosinistra di Esquerra Republicana, favorendo indirettamente il fronte opposto.

Silvia Orriols, abile demagoga, ha chiuso la campagna nella sua Ripoll all’insegna dello slogan «Salviamo la Catalogna». La quarantenne ha sciorinato una serie di rivendicazioni e promesse che, indipendentismo identitario ed esasperato a parte, ricalca il classico campionario della destra europea reazionaria e populista.

Il discorso di Aliança Catalana si sovrappone in parte a quello di Vox e si concentra sulla cosiddetta “invasione” degli immigrati, considerati strumenti della “sostituzione etnica” e responsabili della svalutazione salariale; denuncia l’Islam come nemico dei valori catalani e occidentali; chiede l’espulsione dei “clandestini” per ripristinare tranquillità e sicurezza nelle città.

Mutuando alcuni dei messaggi dell’olandese Geert Wilders, però, Orriols non prende di mira la comunità Lgbtqi+ di cui anzi si erge a protettrice “contro l’oscurantismo islamista”, provocando lo sconcerto di alcuni colleghi di partito.

Mercoledì Junts e i socialisti hanno aderito al patto antifascista proposto dalle sinistre – Cup, Erc e Comuns – per isolare Aliança Catalana nel caso in cui ottenesse degli eletti. Se il cordone sanitario reggerà veramente, però, lo si vedrà solo se gli eventuali voti di Aliança Catalana saranno determinanti per formare una maggioranza di governo.