Un quartiere di Belgrado. Un cantiere dove si suppone che presto una nuova umanità ne soppianterà un’altra. Le rovine contro le costruzioni e, ancora una volta, i tanti sostituiti dai pochi. In questo scenario desolante che appartiene quasi a ogni zona abitata del mondo, si sente la voce frenetica di un giornalista che, superiore a tutto, pensa alla vita come a uno spettacolo che ha solo bisogno di un buon montaggio. Chiede che fine abbia fatto una famosa attrice, ormai scomparsa da cinque anni. Il suo nome è Draginja. Da qui prende avvio il film della Settimana della Critica, Have You Seen This Woman?, opera prima del duo serbo Dusan Zoric e Matija Gluscevic. Un esordio notevole che racconta, come il titolo anticipa, di una persona che non c’è più, trasformata nell’esempio di una comunità sempre più ampia caduta in un dirupo.

SENZA AVER lasciato alcuna traccia di sé, Draginja riappare assumendo inconsapevolmente tre identità diverse. Così, prendono vita nuove traiettorie esistenziali che poco hanno a che fare con l’attrice, con quella che un tempo dava la voce a Peppa Pig. Una venditrice porta a porta che si impegna vanamente a dimostrare l’efficacia di un’aspirapolvere; una responsabile di un reparto di ostetricia che prende in «prestito» un neonato per mettere in scena un quadretto famigliare a beneficio dei suoi parenti e amici; una donna che rovista nella spazzatura e che, spinta definitivamente ai margini, si appropria degli scarti, di ciò che è destinato a non esserci più.
Quello che vediamo non è un inferno. Ne possiede l’apparenza ma in realtà assomiglia più a un limbo, a un luogo nel quale si resta sospesi, intrappolati, senza alcuna possibilità d’uscita. Qui sono precipitate le tre protagoniste interpretate dall’ottima Ksenija Marinkovic. Tre simboli di una decadenza inarrestabile, di una solitudine radicale. Tre corpi che ormai compiono gesti svuotati di ogni senso. Tre donne che non sono scomparse, che ancora più drammaticamente risultano invisibili, che sono presenti e al tempo stesso assenti. Mazzino Montinari