Il crimine come chiave per indagare la Storia, ma anche il volto criminale della Storia, in particolare quella tedesca, che negli anni del regime hitleriano mostrò al mondo intero come l’omicidio di massa e la barbarie potessero divenire in qualche modo un sinistro stile di vita.

È IL COMMISSARIO della Polizia criminale di Berlino Richard Oppenheimer a guidare il lettore nell’universo riunito romanzo dopo romanzo da Harald Gilbers, 54enne scrittore e autore teatrale bavarese passato per il giornalismo culturale. Quando facciamo la conoscenza del commissario, ha già perso il suo posto nella Kriminalpolizei in quanto ebreo, mentre si salva dalla deportazione versi i campi della morte solo perché sposato con un’«ariana», anche se il rischio di finire nelle mani dei nazisti resterà. A quel debutto, in Berlino 1944 (2016) – pubblicato, come l’intera serie che ruota intorno a questo personaggio, nella bella collana dedicata al giallo tedesco dall’editore Emons -, sono seguiti altri sei romanzi che hanno visto Oppenheimer misurarsi con le successive tappe della vicenda storica tedesca: la caduta del Terzo Reich, i rischi di un colpo di coda del regime, la ricerca e la fuga dei criminali di guerra, la fame e l’emergere del clima che condurrà alla Guerra fredda.

FINO AL MOMENTANEO approdo nella città divisa e occupata che fa da sfondo a Morte sotto le macerie (Emons, traduzione di Angela Ricci, pp. 418, euro 16), ambientato nell’inverno del 1949 in una Berlino sottoposta al blocco sovietico che costringe americani, inglesi e francesi a fare ricorso ai voli umanitari per approvvigionare i cittadini che vivono nei settori da loro controllati.

Il commissario che ha visto come il nazismo si fosse impadronito dell’anima dei suoi connazionali, dà la caccia ad un gruppo di banditi che prospera sulle disgrazie dei più deboli pensando di essere nella Chicago di Al Capone, ma, al tempo stesso, osserva come le mire della Russia di Stalin proiettino la loro ombra minacciosa sulla città e i suoi abitanti.

Harald Gilbers non ha mai fatto mistero dell’aver puntato sul poliziesco per indurre in qualche modo i propri lettori a non smettere di indagare tra i capitoli più scomodi, e sordidi, della Storia nazionale: «la prima ragione che mi ha mosso riguarda il fatto che come la maggior parte dei tedeschi so bene di non poter essere assolutamente certo che qualcuno dei miei parenti non sia stato coinvolto in crimini orribili o non abbia contribuito in qualche modo ad essi», spiegò al manifesto nel 2017.

ANCHE PER QUESTO il protagonista dei suoi romanzi fa costantemente i conti con la propria coscienza, le proprie debolezze e incertezze mentre si misura con una realtà difficile se non drammatica. Richard Oppenheimer non è solo una sorta di antieroe chandleriano avvolto nel clima incerto della Berlino del dopoguerra, è un compagno inquieto alle cui domande taglienti come ai silenzi amari è difficile sottrarsi.

Harald Gilbers presenterà il suo romanzo nell’ambito del Noir in Festival venerdì 1 dicembre alle 17 alla Rizzoli Galleria di Milano, presenta Giancarlo De Cataldo.