La scelta del presidente del Partito popolare Pablo Casado di tentare di liberarsi della sua competitrice Isabel Díaz Ayuso, sfruttando alcuni episodi di corruzione, si è rivelata un suicidio. Se inizialmente Casado sembrava godere del sostegno dell’apparato, in pochi giorni parlamentari e “baroni” del Pp gli hanno voltato le spalle nonostante siano aumentati gli episodi sospetti a carico della presidente della Comunità di Madrid. Durante la prima ondata della pandemia – resa più letale dalla gestione “allegra” del governo locale – il suo governo avrebbe concesso vari appalti pubblici a imprese del settore sanitario grazie alla “mediazione” del fratello Tomás, beneficiario di lauti compensi.

La lotta alla corruzione, per quanto piegata alle esigenze di Casado, non sembra però essere una priorità per i dirigenti del Pp o i suoi elettori. Un sondaggio pubblicato da El Mundo rileva che il 71% dei votanti parteggia per la leader madrilena e solo il 15% per Casado. Il 64% dei sondati, poi, voleva le dimissioni del segretario generale Teodoro Garcia Egea, annunciate ieri dopo quelle del portavoce nazionale (e sindaco di Madrid) Martínez-Almeida e di altri dirigenti di alto livello. Ma il sacrificio dell’entourage di Casado non è bastato. La maggioranza del gruppo parlamentare ha chiesto un congresso straordinario e 15 dei 17 leader regionali del Pp hanno preteso la testa del presidente. Domenica duemila persone – militanti, simpatizzanti ed elettori – lo hanno sonoramente contestato al grido di «Casado traditore, Ayuso è la migliore» manifestando davanti alla sede nazionale di Calle Génova, che il leader ha messo in vendita per segnare una rottura con la corrotta e sconfitta vecchia guardia di Rajoy e Aznar.

Travolto dall’inattesa e repentina disfatta, Casado vorrebbe ora almeno traghettare il partito al congresso da presidente, garantendosi un’uscita di scena dignitosa ed evitando altre umiliazioni. Molti “baroni”, però, pretendono che si tolga subito di torno e ieri Casado è intervenuto al parlamento con un intervento, di fatto, di commiato.

I “baroni” avrebbero già indicato il governatore della Galizia, Alberto Núñez Feijóo, come suo successore. Il leader della Xunta ha fatto sapere di aspirare ad un’elezione plebiscitaria, senza concorrenti. Ha spiegato poi che il Pp ha bisogno di «cambiamenti, nuove tappe e nuovi orizzonti» e, nell’immediato, di bloccare la crisi interna per non sprecare la storica occasione di tornare a governare.

La guerra fratricida, com’era prevedibile, ha causato un’emorragia di consensi; i sondaggi certificano la perdita di 4 o anche 5 punti percentuali. Il maggiore beneficiario è Vox, che in un mese guadagna tre punti e sfiora il 20%, tallonando il Pp. Il leader dell’estrema destra Abascal gongola, si candida al sorpasso e alla guida dello schieramento che, predice, sconfiggerà il “sanchismo”. Il 59% degli spagnoli, dice un sondaggio commissionato da El País, teme che i neofranchisti accedano al governo del paese.