La Corte dei Conti smonta il bazooka contro il caro-energia del cancelliere Olaf Scholz.

Il maxi pacchetto di sussidi pubblici da 200 miliardi di euro appena varato dalla Germania non rispetta la Costituzione: dovrebbe rientrare nel bilancio ordinario dello Stato e invece il governo Semaforo ha “nascosto” le misure anticrisi in un fondo extra-budget che scade nella primavera 2024. Così, in buona sostanza, scrivono i magistrati federali nella clamorosa lettera inviata alla Commissione Bilancio del Bundestag, secondo cui «l’indebitamento programmato in anticipo viola il principio dell’annualità sancito nella Legge Fondamentale. L’iscrizione dei fondi in un fondo speciale, inoltre, rafforza la mancanza di trasparenza nel bilancio federale».

PAROLE DEFINITIVE con effetto immediato. Significa stop al piano formalmente nelle mani del ministro delle Finanze, Christian Lindner, falco dell’austerity ma solo per gli altri Paesi Ue. Dall’inizio della guerra in Ucraina il politico di riferimento del libero mercato ha fatto ricorso a continui «finanziamenti speciali»: dai 100 miliardi destinati al riammodernamento della Bundeswehr e gli obblighi Nato agli altrettanto ingenti fondi per le infrastrutture digitali.

Il risultato sono debiti che Lindner non può continuare a spalmare ad libitum, è il sunto dei giudici contabili.

Bel paradosso per il capo dei liberali che invocava il ritorno del debito-zero. E pessima notizia per il cancelliere Scholz: sarà costretto ad aprire un po’ alla volta il suo maxi-ombrello protettivo a misura di famiglie e imprese che ha già innescato le proteste dell’intera Ue. Whatever it takes sì, ma non tutto insieme.

IN COMPENSO dentro al governo sembra risolto lo scontro frontale fra Verdi e Fdp sul nucleare. Ieri il leader Spd ha posto fine al lunghissimo braccio di ferro che ha rischiato sul serio di destabilizzare la sua coalizione ufficializzando il compromesso che accontenta tutti, prima di tutto lui. «Le tre centrali atomiche ancora attive rimarranno in funzione fino al prossimo 15 aprile». Non solo due ma tutte e tre, come chiedevano i liberali, però i reattori verranno disattivati per sempre prima dell’estate, proprio come volevano i Verdi.

Non salva comunque gli ambientalisti dalle proteste accese anche dentro al Gruppo parlamentare dove più di un deputato pretende chiarimenti da parte del vicecancelliere Robert Habeck, sempre più decisore unico di scelte chiave che un tempo sarebbero passate per il dibattito interno.

POLITICAMENTE il nucleare è il gol che i Grünen non possono sbagliare: l’uscita dall’atomo per la Germania sarà economicamente indolore (coinciderà con la perdita di meno del 3% nell’attuale mix energetico nazionale) ed è l’unica promessa rimasta del programma presentato agli elettori il 26 settembre 2021. Dopo che il congresso dei Verdi domenica scorsa ha restituito il Sì dei delegati alla linea della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, favorevole all’invio di armi non solo all’Ucraina.

FUORI E LONTANO dai palazzi della politica, altri ambientalisti non si rassegnano al retromarcia sulla svolta energetica. Sono nove giovani tedeschi pronti a denunciare il governo Scholz alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu): gli stessi che l’anno scorso hanno trascinato il governo Merkel alla sbarra del Tribunale costituzionale di Karlsruhe costringendolo a riscrivere da cima a fondo la Legge sul Clima.

«La Germania non fa abbastanza per preservare la libertà e la sopravvivenza dei giovani e delle generazioni future» è l’accusa da ieri anche formale che il governo Scholz non può ignorare. «La quota per i gas serra in Germania rischia di esaurirsi già nel 2030. A quel punto si dovrebbero spegnere tutte le fonti di CO2 e metano per garantire alle nuove generazioni il diritto a vivere in un ambiente non compromesso» calcola Linus Steinmetz, attivista del Fridays For Future, tra i nove che si appellano a Strasburgo.

La causa è supportata dalla Ong Deutsche Umwelthilfe che l’anno scorso ha sostenuto la denuncia alla Corte di Karlsruhe di altri 16 adolescenti contro Assia, Meclemburgo-Pomerania, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Saarland che non hanno ancora incardinato le loro leggi di protezione ambientale agli obiettivi climatici fissati negli Accordi di Parigi.

LA SENTENZA tedesca sulla «Giustizia Intergenerazionale» del 2021 vale anche per i Land federali, e in Germania basta il ricorso dei singoli cittadini per aprire il caso all’Alta Corte: dalle parti di Francoforte la studentessa Alena Hochstadt è preoccupata per il proprio futuro in Assia; nel Meclemburgo, invece, lo studente Hannes Damm denuncia che il suo Stato non fa nulla pur vantando il maggior numero di ore di sole dell’intera Bundesrepublik.