Al secondo round elettorale in poco più di un mese il partito del governo uscente di Nea Dimokratia conferma il suo 40% di preferenze: stavolta però, grazie a un diverso sistema elettorale che assegna un bonus di maggioranza, potrà formare un esecutivo monopartito. I 158 seggi ottenuti, su 300 totali, permettono a Kyriakos Mitsotakis di raggiungere l’obiettivo più ambito.

A seguire, ma sempre più staccata, troviamo Syriza. Dopo il drammatico crollo delle elezioni di maggio, quando si era fermata al 20%, il principale partito di opposizione perde ulteriormente terreno: 17,8% i voti ottenuti che corrispondono appena a 48 seggi. 

Un terzo più del Pasok che ne porta a casa 32 (con l’11,85%) e si piazza davanti ai comunisti del Kke (20 posti in parlamento, 7,69% di voti). A seguire è quasi tutta estrema destra.

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Quattro i partitini che a sorpresa hanno superato lo sbarramento. Spartianes, sostenuto dall’ex leader del partito neonazista Alba Dorata al momento in carcere Ilias Kasidiaris, scavalca gli altri con il 4,64% e 12 seggi. Stesso numero per Elliniki Lisi (Soluzione greca). I parlamentari eletti dall’estrema destra ultraortodossa di Niki (Vittoria) sono invece 10 e quelli della strana formazione populista Plevsi Elefterias (qualcosa tipo: Libertà di navigazione) guidata dalla ex presidente del parlamento Zoi Kostantopoulou, nominata durante il primo governo Syriza ma poi approdata ad altri lidi, ne ottiene 8. Resta fuori dal parlamento Mera25 di Yanis Varufakis che riceve un misero 2,5%.

Per la sinistra greca e in particolare per il partito di Alexis Tsipras queste elezioni, in entrambe le scadenze, segnano un punto di non ritorno. Il segretario ha già annunciato l’intenzione di sottoporre l’eventuale continuazione della sua leadership alle decisioni del partito.