Michail Gorbaciov oggi ha 87 e da un quarto di secolo ha smesso di fare politica attiva. «Mi è mancata in questi anni» dice nella conferenza stampa tenuta martedì sera – troppo tardi per noi – per presentare la sua ultima fatica letteraria Resto ottimista, una vasta autobiografia che ripercorre tutta la sua vicenda umana e politica, in uscita in Russia il 16 settembre. «Gorby», malgrado i problemi di salute che lo hanno attanagliato negli ultimi anni, resta però un lucido osservatore della situazione politica russa e internazionale.

A Putin non fa sconti. E soprattutto non li fa alla società che dal «putinismo» è venuta fuori negli anni 2000. «La Russia – ha affermato – è una potenza chiusa in un “bunker”…che torna all’era di Brezhnev, dimenticandosi come questa era sia finita. La gente ci crede sempre meno, aumenta la povertà mentre si narra in tv di una società tutta glamour e e ricchezza». Il sistema politico, ha insistito, è rimasto bloccato e quando nel 2011 Putin e Medvedev decisero di ripresetarsi ancora una volta alle elezioni e «si assistette a uno spettacolo veramente poco edificante che ricordava un po’ l’epoca del brezhnevismo, ma ancora di più quella dello stalinismo». Per l’ultimo ex presidente sovietico, il sistema politico russo resta bloccato e senza alternative e questo non giova al paese. E le riforme politiche sono state anch’esse insufficienti «lasciando il paese dipendente dall’esportazione delle materie prime». Putin ha però avuto anche dei merito dopo il disastro della presidenza Eltsin. «Avendo ereditato dal suo predecessore una situazione drammatica, il nuovo presidente della Russia è riuscito a stabilizzare la situazione nel paese». Ha difeso la sovranità russa, ha iniziato un processo di uscita dalla crisi economica, ha rafforzato la posizione internazionale della Russia. Putin ha dimostrato il suo valore, si è distinto come uomo capace». L’ex segretario del Pcus è tornato anche sulla crisi ucraina, restando convinto che la riunificazione con la Crimea, dopo quanto era successo con la Maidan a Kiev, era inevitabile. Per la questione del Donbass invece ha dichiarato che «è possibile uno status speciale Questo status dovrebbe essere fissato costituzionalmente e con garanzie internazionali, qualcosa come il trattato di Stato firmato con l’Austria nel 1955. La gente in Ucraina è stanca di guerra».

Un ultimo capitolo è stato dedicato all’opera della sua vita, «la perestrojka» che ha cambiato la Russia e il mondo intero. «I miei sforzi non sono stati vani». La riforma iniziata nel 1985 ha avuto grandi successi, mettendo la società in grado di annullare «il monopolio di una parte e l’ideologia. È stato messo definitivamente in soffitta lo stalinismo, chiusa l’epoca della repressione politica e ideologica … Abbiamo bandito la censura, dato la libertà di parola e di stampa, di riunione e incontro… sono stati fatti i primi passi verso la separazione dei poteri. In realtà non c’era un sistema politico nel paese in precedenza che somigliasse al parlamentarismo». Negli anni della perestrojka, ha ribadito, è finita l’era della guerra fredda, con una svolta nella corsa agli armamenti che è stata fermata, la minaccia di una guerra mondiale è stata fermata. «Abbiamo aperto il mondo, rifiutando di interferire negli affari altrui, di utilizzare truppe al di fuori del paese».

Ma ci furono anche dei limiti, ha detto malinconico Gorbaciov, «e anche dei limiti miei personali». E ammette che nel risolvere importanti problemi del paese ha mostrato «a volte lentezza, indecisione e un dose di manovrismo che non mi alla fine giovato».