Il governo Meloni ha deciso di inviare a Kiev il sofisticato sistema di difesa anti missili e anti aerei Samp-T e nelle scorse settimane una ventina di militari ucraini si sono addestrati a usarlo, con i simulatori, nella base di Sabaudia, in provincia di Latina, sede del comando Artiglieria dell’Esercito. Soltanto sull’invio del Samp-T alle autorità ucraine la Difesa ha confermato: «La fase che sta attraversando il conflitto tra Kiev e Mosca – ha commentato il generale Leonardo Tricarico, capo di stato maggiore dell’Aeronautica – è tale per cui, oggi più che mai, l’Ucraina ha bisogno di rafforzare il proprio dispositivo di difesa aerea. L’apporto che darà l’Italia con il sistema missilistico terra-aria Samp-T sarà più pregiato di quanto non sia mai stato sinora». Per quanto riguarda invece la presenza dei militari ucraini a Sabaudia, nessun commento ufficiale.

MA NON C’È soltanto il Lazio tra le regioni coinvolte nell’iniziativa di sostegno militare del governo italiano a Kiev. Nella sua primissima fase di utilizzo, il Samp-T è stato testato e messo a punto a Quirra, nella Sardegna centrale. E non tutto è andato sempre liscio. Nel 2003 c’è stato un incidente: uno dei missili sparati dalle batterie a terra è andato fuori rotta e i suoi frammenti sono finiti oltre i confini del poligono, nelle campagne del piccolo paese di Escalaplano, in un’area dove gli allevatori della zona tengono il loro bestiame al pascolo. Per fortuna non c’è stata alcuna vittima. Attualmente l’Esercito dispone di cinque batterie di Samp-T. Una è a Quirra, dove non è escluso che i venti militari ucraini che hanno fatto tirocinio teorico a Sabaudia si spostino ora per completare l’addestramento sul campo. Al riguardo, però, non ci sono al momento conferme ufficiali. Un’alternativa al poligono sardo potrebbe essere la base aerea di Avord, sede del 1° Reggimento di artiglieria dell’aria dell’Aeronautica francese.

Il Samp-T, infatti, è stato sviluppato da Roma e da Parigi, nei primi anni Duemila, nell’ambito di un programma comune.
Ma che i militari ucraini arrivino o meno in Sardegna, la centralità dell’isola nelle attività della Difesa e dell’Alleanza atlantica resta un dato acquisito. Confermato dalla notizia, diffusa ieri mattina dall’ammiraglio Fabio Agostini, di una nuova mega esercitazione Nato che, a partire dal 27 aprile e sino al 4 maggio, si svolgerà tra Capo Teulada, sulla costa sud occidentale dell’isola, e Quirra. Nome in codice «Noble Jump 2023»: tremila uomini e nove paesi coinvolti (Usa, Italia, Germania, Olanda, Lettonia, Grecia, Repubblica ceca, Norvegia e Lussemburgo). «L’esercitazione – ha comunicato Agostini – consisterà nello schieramento di forze Nato allo scopo di verificare le capacità di movimento dei reparti all’interno di territori alleati. Nel corso delle manovre sono previsti tiri a fuoco».

CONTRO IL coinvolgimento della Sardegna in una possibile escalation della guerra in Ucraina si schierano i movimenti pacifisti raccolti nell’«Assembla contro l’occupazione militare»: «Ancora una volta chiediamo la fine di tutte le esercitazioni e lo smantellamento delle basi che devastano la nostra terra». «In Sardegna – aggiungono i pacifisti sardi – è presente il 66 % del demanio militare italiano. Sono 35 mila ettari suddivisi fra 170 installazioni militari, tra le quali i tre poligoni più grandi d’Europa (Quirra, Teulada e Capo Frasca). Sessant’anni di danni all’ambiente, alla salute delle popolazioni che vivono vicino alle basi e alle attività economiche non possono più essere ignorati. Non si può più restare passivi davanti alle zone irrimediabilmente compromesse, ai dati su tumori e mortalità, davanti a un’economia fatta soltanto di miserabili indennizzi e di squallidi ricatti occupazionali».

PREOCCUPAZIONE anche nel Lazio. I parlamentari Filiberto Zaratti e Peppe De Cristofaro, di Alleanza Verdi Sinistra, hanno scritto al prefetto di Latina per chiedere chiarimenti sulla presenza di militari ucraini a Sabaudia. «L’invio delle armi in Ucraina – dicono – finora è stato l’unico strumento perseguito dal governo. Sarebbe utile invece percorrere con maggiore impegno le vie diplomatiche. Ma arrivano segnali in direzione diametralmente opposta».