Quello che è certo è che il presidente del senato parlerà all’ora dei tg per entrare nelle case degli italiani dalla tv all’ora del pranzo della domenica, old style. I preparativi per il lancio della lista di sinistra, domenica prossima all’Atlantico Live (4mila posti), sono nel pieno. Parleranno i tre segretari dei partiti fondatori, Speranza (Mdp) Fratoianni (Sinistra italiana) e Civati (Possibile), ma anche rappresentanti dell’associazionismo e dell’ambientalismo, sindaci. Ma la scena sarà tutta per Piero Grasso che pronuncerà l’atteso e annunciato «sono a disposizione». Seguirà «acclamazione», gli organizzatori non hanno complessi ad ammetterlo.

Le elezioni degli organismi coordinatori della campagna elettorale slittano dunque più avanti, a una convocazione successiva, e i 1500 delegati eletti nello scorso week end (più i parlamentari e i consiglieri regionali) con ogni probabilità domenica non saranno chiamati a votare. «Ma costituiscono la platea di un organismo», spiegano da Mdp, un’assemblea nazionale provvisoria in vista del «percorso della lista elettorale». Dopo il voto, e dopo la nascita dei gruppi unitari, il passo alla forza politica unica dovrebbe essere breve.

IL SIMBOLO DELLA LISTA per domenica non sarà pronto. Dopo la provocazione del fotografo Oliviero Toscani, che a novembre ha proposto a Mdp il logo «Max», lasciando tutti esterrefatti («Sono mediocri. Max è un concetto di Massimo. Forse dovrebbero imparare a dimenticare D’Alema», li ha poi liquidati il creativo), la scelta non è ancora fatta. Sarà annunciato invece il nome della lista. Bandita dalla prossima competizione elettorale la parola «sinistra», la scelta sarebbe caduta su «Liberi e uguali» (al maschile plurale come lo fu all’epoca ’Democratici di sinistra’) nonostante la diffida della quasi omonima associazione Libertà uguale riunita ad Orvieto la stessa domenica 3 dicembre. Alla minaccia del professore Ceccanti, vicepresidente della corrente liberal del Pd, la Ditta non trema: «Anche sul nome del Movimento democratico e progressista il renziano Carbone aveva minacciato sfracelli». Negli scorsi giorni lo staff di Bersani ha registrato i domini della rete «liberieuguali.com» e «liberieuguali.info». Fra i precedenti del nome, ispirato alla dichiarazione dei diritti universali, un libro della politologa Nadia Urbinati sull’elogio dell’individualismo democratico. A settembre invece Roberto Speranza si era accaparrato il dominio italiaprogressista.it ma il nome poi ha perso consensi.

E INVECE È SALITO NEL CAMPO opposto dei compagni separati che si alleeranno con il Pd. Gli arancioni di Giuliano Pisapia sono tentati da «Italia progressista» o «Civici ecologisti progressisti». Un sondaggio dell’Ipr Marketing attribuisce al nome dell’ex sindaco inserito nel simbolo dal 3,5 al 4 per cento dei voti. E se il pressing del Pd per la sua candidatura era già forte, l’implacabile evidenza dei numeri (presunti) lo sta convincendo a candidarsi, a differenza di quanto sostenuto fin qui.

Stesso ragionamento dall’altra parte della barricata. È quasi certo l’inserimento del nome di Grasso nel simbolo: anche in questo caso i sondaggi gli attribuiscono un bonus irrinunciabile.

IERI CAMPO PROGRESSISTA ha riunito i suoi amministratori a Roma, al centro congressi Cavour. L’accordo con il Pd è a portata di mano e il pacchetto di interventi sulla manovra su cui dalla prossima settimana discuteranno gli ambasciatori viene giudicato una buona base di partenza: riduzione (lieve) del superticket, un provvedimento a favore del lavoro a tempo indeterminato, biotestamento, allargamento della cassaintegrazione. Resta però lo scoglio dello ius soli. Per Campo progressista è indispensabile per neutralizzare la presenza nella coalizione del ministro Alfano, fin qui indicato come indigeribile. Se non viene portato in aula per non spaccare la maggioranza vorrebbe dire che lo ius soli non potrebbe essere neanche inserito nel programma della prossima legislatura. Intanto iniziano ad abbattersi su Cp le ironie di Mdp: «60 milioni per superticket. 165 milioni per bonus bebé. Per il Pd il placet di Alfano vale tre volte diritto alla cura. Pisapia ci rifletta», twitta Arturo Scotto.