La grande sala ricavata del circo costruito a cavallo della tangenziale di Parigi è piena da scoppiare. Tra gli astanti circola uno strano foglio A4, distribuito dai membri del movimento ecologista Les soulèvements de la terre («La rivolta della terra»), mentre introducono un dibattito con lo scrittore e attivista Andreas Malm, autore di Come far saltare un oleodotto (Ponte alle Grazie, 2022).

Sul foglio c’è una cartina della Francia, con su tracciati a pennarello dei segni neri, che rappresentano gli oleodotti che portano il greggio dal sud e dal nord. «Il libro di Andreas è molto bello», introduce Basile, uno dei portavoce dei Soulèvements, guardando i palchi colmi da sotto in su «ma non c’è scritto come sabotare per davvero un oleodotto. Allora abbiamo voluto fare un gioco: e se volessimo veramente far saltare un aria un pipeline, come potremmo fare?» Chiede, prima di specificare «all’attenzione dei digossini in sala» che è solo un gioco, un modo per spiegare le modalità, i problemi, la riflessione che guida quest’ultima, innovativa, ondata del movimento ecologista francese, decisa mai come prima a far fronte alla catastrofe climatica.

Malgrado l’aria gioconda, il dibattito si trasforma mentre uno dopo l’altro, gli interventi del pubblico narrano la macelleria che si è svolta a Sainte-Soline quarantott’ore prima. Quel sabato, nel sud-ovest della Francia, il movimento ecologista si è trovato di fronte 3200 gendarmi armati fino ai denti, pronti a tutto pur di proteggere un cratere vuoto, dove forse un giorno verrà costruito un enorme bacino idrico, che secondo gli oppositori, servirà ai pochi grandi coltivatori di mais della zona, rovinando le falde acquifere sotterranee per i decenni a venire.

Negli scontri che sono seguiti, schierati attorno a questo grande buco, i gendarmi hanno fatto piovere circa 5000 granate in due ore sui manifestanti, più o meno quaranta al minuto. Un uomo, Serge D, è tuttora in coma, mentre gli organizzatori hanno recensito almeno una quarantina di feriti gravi, tra i quali due rischiano di perdere un occhio, e numerosi altri rimarranno storpiati e/o mutilati a vita.

«A ogni azione dei Soulèvements c’è un dispiegamento crescente di polizia», dice Basile al manifesto, a mente e cuore freddi, più di una settimana dopo i fatti. «Quello che non ci aspettavamo, era l’indifferenza per la vita umana. Non eravamo preparati al fatto che si prendessero in maniera così spregiudicata e premeditata il rischio di ammazzare qualcuno».

Il percorso dei Soulèvements è iniziato un paio d’anni fa, tra gli abitanti della Zad (Zone à défendre) di Notre-Dame-des-Landes, vicino Nantes. «Avevamo tessuto un insieme di rapporti con mondi differenti, ciascuno dei quali, negli ultimi anni, si era scontrato coi propri limiti», spiega Basile.

C’erano i sindacati contadini come la Confédération Paysanne, ormai emarginata dalle organizzazioni dell’agri-business; i movimenti giovanili per il clima, come Extinction Rebellion, «che sono riusciti a portare enormi masse di giovani in piazza» ma sono stati ampiamente ignorati dalle autorità; gli autonomi francesi che, «nonostante periodi insurrezionali come i gilets gialli», non sono riusciti a produrre alcun cambiamento sensibile dell’esistente; infine, le lotte locali come la Zad, le quali, «al meglio, riuscivano a ottenere il blocco di un progetto locale, ma si sono dimostrate non all’altezza del disastro climatico».

L’idea era «far incontrare queste forze», cercando di superare i limiti rispettivi. Per farlo, i Soulèvements si sono concentrati sulla cosa più concreta possibile: la terra. Da un lato, la lotta contro la cementificazione e le grandi opere; dall’altro, combattere «la concentrazione della terra nelle mani di un sempre più ristretto gruppo di grandi agricoltori».

Quest’ultima dinamica, in particolare, «è fondamentale per noi», spiega il portavoce dei Soulèvements, «perché è all’incrocio tra la questione sociale e la questione ecologica». Pone, secondo Basile, il tema della ridistribuzione delle risorse e della ricchezza. Non è un caso che i sindacati come la Cgt e Solidaires abbiano sostenuto la mobilitazione contro i bacini idrici: come dice l’adagio, l’ecologia senza lotta di classe è giardinaggio.

Sin dall’inizio il movimento è stato improntato all’azione, soprattutto locale. «Non ci facciamo troppe domande sulla forma, su quello che siamo», dice Basile, «riflettiamo piuttosto su quello che facciamo»: occupazioni di terre, blocchi di industrie e cantieri, vendemmie selvagge nelle vigne degli speculatori.

«È tutto molto concreto», spiega Sébastien, membro di Extinction Rebellion a Parigi. «I Soulèvements sono divenuti uno strumento che riesce ad aggregare persone con sensibilità diverse». Secondo Sébastien, allearsi con i Soulèvements «è stata una cosa del tutto naturale», ma per un movimento come XR, fondato sulla non violenza, non dev’essere stato facile accettare pratiche così differenti.
« Ogni azione, soprattutto all’inizio, riattivava i dibattiti interni alle varie componenti del movimento», ricorda Basile. Nel 2021, il «disarmo» di una fabbrica di cemento nella banlieue di Parigi ha riproposto il problema della legittimità del sabotaggio all’interno delle frange non violente; un’occupazione agricola ha risollevato il dibattito interno alla Confédération Paysanne sull’attribuzione della terra; mentre gli autonomi s’interrogavano sulla necessità di avere alleanze con altri movimenti. «Quello che ha permesso di sorpassare questi dibattiti è stato il fatto che ogni volta le azioni fatte tutti assieme si traducevano in un successo, sia sul piano dei rapporti di forza locali, quanto per l’emergere di un nuovo attore nazionale nelle lotte».

I Soulèvements sono «riusciti ad avviare una nuova dinamica nelle lotte ecologiste imponendo un modo d’azione più offensivo», recita un involontariamente apologetico rapporto dei servizi d’intelligence della polizia francese. Tale «dinamica», tuttavia, è andata a sbattere contro i blindati e le granate della Gendarmerie. I traumi di Sainte-Soline sono ancora nella testa di tutti, assicura Sébastien di XR, mentre racconta di ferite che medici disperati tentavano di curare con garza e acqua ossigenata. «Dobbiamo reinventare costantemente le nostre modalità d’azione», spiega Basile. «Sono due anni che accerchiamo cantieri. Ora dobbiamo trovare altre strade».

Prima di Sainte-Soline, il ministro degli Interni Gérald Darmanin aveva definito i Soulèvements degli «eco-terroristi». Dopo, ne ha chiesto la dissoluzione. Per ora, si è scontrato su di un muro di solidarietà: dalla sinistra parlamentare ai movimenti per il clima, dai sindacati agli intellettuali, i Soulèvements hanno goduto di un inatteso sostegno.