Il Mozambico è sempre di più uno dei paesi strategici per il gas, con tutto quello che ne consegue. L’italiana Saipem ha infatti annunciato che a luglio riprenderà i lavori per la costruzione di Mozambique LNG, impianto per la liquefazione del gas naturale in capo alla multinazionale fossile francese Total. La realizzazione del progetto era stata sospesa nel 2021 a seguito delle violenze dei gruppi di insorti nella provincia settentrionale di Cabo Delgado. Da quando è iniziata nel 2017, l’insurrezione armata ha causato oltre 4 mila vittime e un milione di sfollati. Lo scorso anno, nel villaggio di Chipene, era stata uccisa la suora comboniana Maria De Coppi.

L’italiana Eni è già attiva nell’area con il progetto offshore Coral South FLNG, ma soprattutto è capofila del preziosissimo Rovuma LNG. Valore stimato 30 miliardi di dollari, l’opera prevede la realizzazione di un impianto su terraferma per il processamento e l’export del gas proveniente da 24 pozzi sottomarini. Si stima che 15 milioni di tonnellate di gas l’anno possano essere processati per poi prendere la direzione soprattutto dei mercati europei, orfani dei combustibili fossili forniti dalla Russia. Il riavvio dei lavori per Mozambique LNG dovrebbe tirare la volata anche per Rovuma.

In realtà lo stesso amministratore delegato di Saipem, Alessandro Puliti, ha di recente precisato che l’azienda non ha un quadro esaustivo della situazione sul campo, ma di fatto si affida alla Total e alla sue valutazioni sulla sicurezza. A Cabo Delgado, nel tentativo di pacificare l’area, sono attualmente presenti contingenti sia dell’esercito locale che di quello ruandese, quest’ultimo dispiegato a seguito degli accordi del 2021 tra gli esecutivi di Maputo e Kigali.

Non sono solo gli impatti sui diritti umani e le conseguenze sociali a preoccupare. I progetti legati allo sfruttamento del gas faranno aumentare le emissioni del Mozambico del 14 per cento l’anno, acuendo una crisi climatica che nel Paese africano sta facendo già sentire i suoi terribili effetti sotto forma di eventi estremi. Nel 2019 il ciclone Idai ha provocato la morte di circa 1500 persone e danni per oltre tre miliardi di dollari, mentre ancora si stanno calcolando gli impatti economici e sociali del ciclone Freddy, che ha da poco colpito il Paese. Puntare tutto sul gas equivale quindi a dire addio alla transizione energetica e a dare un contributo interessato alla lotta contro la crisi climatica.

I dubbi e le perplessità sulla opportunità o meno di questi progetti ormai non riguardano più solo i gruppi ambientalisti e le comunità impattate, ma sembra investire anche i finanziatori, che per opere dal costo di miliardi di dollari rivestono un’importanza fondamentale. Non stupisce, allora, che ci sia già chi si sta chiamando fuori, come la banca italiana UniCredit e la transalpina BNP Paribas. Da notare come i due istituti di credito siano i principali finanziatori di Eni – UniCredit fra il 2016 e il 2022 ha sostenuto il cane a sei zampe con 5,8 miliardi di dollari. Rovuma non rispetta le linee guide sull’estrazione in acque profonde inserite nella politica ambientale dell’istituto milanese, motivo per cui questa volta non si è materializzato il supporto a Eni.

Sempre sul fronte finanziario, per ora solo la International Development Finance Corporation degli Stati Uniti ha fornito una garanzia sui rischi su Rovuma LNG per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari, mentre l’istituto di credito francese Crédit Agricole ha accettato di svolgere il compito di financial advisor per il progetto. Ma non è escluso che nelle prossime settimane ci possano essere novità, anche da parte di altri importanrti soggetti italiani. Per esempio, Intesa Sanpaolo, la più importante banca italiana, che come UniCredit ha partecipato al finanziamento di Coral South nel 2017. E poi c’è Sace, l’assicuratore pubblico nostrano. Fra il 2016 e il 2021, Sace ha rilasciato garanzie a progetti oil&gas per un totale di 13,7 miliardi di euro.

Questi progetti includono Coral South FLNG per un importo di 700 milioni di dollari e Mozambique LNG per un importo di 950 milioni di dollari.