Il Tribunale dell’Unione europea ha annullato questo mercoledì due accordi relativi allo sfruttamento ittico e agricolo siglati tra il Marocco e l’Ue, che prevedevano la loro estensione anche al Sahara occidentale, «perché sono stati conclusi in violazione della decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) del 2016 e senza il consenso del popolo del Sahara occidentale» afferma la sentenza.

Questi due accordi, entrati in vigore nel 2019, secondo i giudici europei non rispettano il diritto internazionale perché siglati senza tener conto delle risoluzioni Onu riguardo allo status del Sahara occidentale, inteso come «territorio occupato». E senza aver consultato il Fronte Polisario, «riconosciuto a livello internazionale come il legittimo rappresentante del popolo saharawi».

SECONDO LE MOTIVAZIONI della corte «la popolazione di quell’area ha il diritto di essere consultata quando un accordo internazionale riguarda specificamente il territorio in cui vive», mettendo in evidenza la violazione dell’Ue che ha ritenuto che «il Fronte Polisario non avesse la competenza per presentare un ricorso alla giustizia dell’Ue».

In una dichiarazione ufficiale il rappresentante del Fronte Polisario presso l’Ue, Oubi Bouchraya, ha salutato questa sentenza come «una grande vittoria» che costituisce «un precedente giuridico importante a favore delle istanze del popolo saharawi nel suo percorso verso l’autodeterminazione. La sentenza della Corte del 2016 era già stata molto chiara – ha aggiunto Bouchraya all’agenzia algerina Aps – ma il tribunale ha ricordato ai vertici europei che nessuno è al di sopra del diritto internazionale, requisito essenziale per una soluzione pacifica del conflitto nel Sahara occidentale».

Il capo della diplomazia europea Josep Borrell e il ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita hanno promesso di fare «ricorso» e di adottare «le misure necessarie a garantire il quadro giuridico per la continuazione e la stabilità delle relazioni commerciali tra Ue e il regno del Marocco».

IL VERDETTO COLPIRÀ in particolare Spagna e Francia, i principali attori «degli investimenti europei nei territori saharawi», visto che delle 128 navi europee autorizzate a pescare 92 sono spagnole e che quasi il 90% dei prodotti della pesca raccolti nell’ambito dell’accordo Ue/Marocco proviene da quell’area. Un grave danno economico anche per Rabat perché la parte più importante di questa partnership riguarda l’esportazione dei suoi prodotti agricoli in Europa a tariffe agevolate in cambio del «dispiegamento della flotta peschereccia europea nelle acque adiacenti al Sahara occidentale», una delle più importanti e ricche per quantità e varietà di pesce al mondo.

Anche a livello diplomatico il Marocco si trova in difficoltà a causa della recente nomina da parte del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, di Staffan de Mistura, «personaggio poco gradito a Rabat», come nuovo emissario per il Sahara occidentale.

Altro motivo di preoccupazione per il Marocco sono state le dichiarazioni all’Onu da parte di numerosi presidenti (Sudafrica, Bolivia, Nigeria e Algeria) per un richiamo al diritto internazionale e alle risoluzioni Onu che sanciscano un percorso definito per «il referendum di autodeterminazione nel Sahara occidentale, unica soluzione pacifica percorribile per la conclusione dell’attuale conflitto armato tra Polisario e Marocco», come affermato dal presidente algerino Abdelmajid Tebboune.