Varsavia cede, almeno in parte, alle richieste di Bruxelles in materia di riforma della giustizia. Con i 231 voti a favore e 208 contrari di giovedì scorso, il Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, ha deciso di fare fuori la camera disciplinare creata per punire magistratura e avvocati nel 2018 dall’attuale “superministro alla Giustizia” Zbigniew Ziobro.

Questa volta la realpolitik l’ha vinta sulla retorica sovranista dei “ziobristi”. Sono loro che avevano lottato fino all’ultimo per inserire nella legge un preambolo sul primato del filo-governativo Tribunale costituzionale e delle sue sentenze, su diritto e trattati Ue. Un passaggio scomparso poi nella versione del testo approvata alla camera.

ALTRO CHE DIETROFRONT o pentimento politico, trattasi piuttosto di una corsa ai ripari per la maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (Pis). Le motivazioni vanno cercate nei circa 36 miliardi di euro in palio, tra prestiti e sovvenzioni, che l’Ue ha riservato alla Polonia per la ripresa post-covid.
E di tali fondi, il Pis e i suoi alleati, ziobristi inclusi, hanno disperatamente bisogno per attutire gli effetti già palpabili della crisi economica in corso, con qualche mese di anticipo sulle elezioni parlamentari in programma nell’autunno del 2023.

GLI 11 MEMBRI della nuova «camera per la responsabilità professionale», istituita con questa legge, preparata in prima persona dal presidente polacco Andrzej Duda, anch’egli espressione del Pis, non verranno direttamente scelti dal Consiglio nazionale della magistratura (Krs) – controllato dal potere politico attraverso il Sejm – bensì dal presidente stesso, tra 33 nomi selezionati attraverso un meccanismo a sorteggio. Per garantire una maggiore imparzialità della magistratura, i cittadini potranno ora avvalersi anche di una verifica delle credenziali dei giudici assegnati a tutte le cause in corso nei tribunali di tutto il paese. Ma lo smantellamento della camera disciplinare è soltanto una delle tre condizioni che erano state poste da Bruxelles per sbloccare la prima tranche di fondi per la ripresa che serviranno anche a coprire l’aumento delle spese militari in Polonia sull’onda della guerra in Ucraina.

L’UE AVEVA INFATTI CHIESTO alla Polonia di reintegrare tutti i magistrati puniti dalla creatura di Ziobro e di riformare la giustizia rispettando le indicazioni contenute in una sentenza della Corte di giustizia europea del 15 luglio 2021. Varsavia potrebbe decidere di riammettere alcuni dei giudici “castigati” trasferendoli d’ufficio verso incarichi ritenuti meno importanti. Più difficile, invece, esaudire il secondo desiderio di Bruxelles visto che ormai tutti gli organi di giustizia polacchi sono stati politicizzati dopo 7 anni di governi targati Pis.

Ma le concessioni in materia di giustizia del Pis sono ritenute sufficienti dall’Ue che dovrebbe ufficializzare il via libera ai fondi mercoledì prossimo con un giorno di anticipo sulla visita in Polonia della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. In ogni caso il “ravvedimento” improvviso del Paese sulla Vistola non cancella con un colpo di spugna il conto che Varsavia dovrebbe pagare dopo la decisione a ottobre scorso della corte con sede in Lussemburgo di infliggerle una multa di 1 milione di euro al giorno per le riforme in aula contestate da Bruxelles.

LA POLONIA È DESTINATA comunque a restare un osservato speciale nei prossimi anni agli occhi di Bruxelles. Se Varsavia dovesse compiere qualche passo indietro su giustizia e stato di diritto, l’Ue potrebbe sospendere in ogni momento l’erogazione di fondi e prestiti che avverrà con cadenza semestrale.