Profumo di incenso, fragranza di buona politica. I suoi fedeli, orfani della rivoluzione arancione, ci credono davvero. Sulla fiducia, senza farsi troppe domande sul perché e sul percome. Dispensano buon umore e sobrietà e anche se il mondo è cambiato vogliono sentirsi protagonisti di una nuova avventura. Quale? Si vedrà. Lui c’è, è una brava persona, vuole sconfiggere le destre e i “populismi” e questo basta e avanza per aggrapparsi alla speranza di un futuro (di coalizione) migliore. Per fare cosa? Si vedrà.

Intanto Giuliano Pisapia è sceso in campo (“progressista”) travestito da pifferaio federatore di un centrosinistra che non c’è più con l’obiettivo di convergere su ciò che resterà di questo Pd in preda alle convulsioni. I devoti a prescindere sorvolano sulle ambiguità di un progetto ancora da definire e sperano che su piazza ci siano moltitudini di elettori desiderosi di credere nel “futuro prossimo”, come recita l’invito a presenziare il rito che ieri è andato in scena all’ora dell’aperitivo alla Santeria di Milano. Luogo cool per il primo battesimo informale di Campo Progressista, con gli amici della sinistra milanese che hanno smarrito la bussola ma non l’aureola dopo il cambio della guardia a Palazzo Marino – a proposito dell’ultimo disastro dell’ex sindaco a trazione renziana. Posti in piedi e tanta generosa disponibilità all’ascolto tra simili, prima di sorseggiare ottimi cocktails.

In sala, governata dal moderatore/suggeritore Gad Lerner, il primo a prendersi gli applausi è un certo Bruno Tabacci. La vecchia volpe di Centro democratico (oggi alleato al Pd), ex assessore al bilancio nei primi anni della giunta Pisapia, aveva già espresso il suo pensiero: per lui l’ex sindaco è il “nuovo Prodi”. Tanto per guardare al futuro. Poi sul palco dà la sua benedizione anche Massimiliano Smeriglio, vice presidente della Regione Lazio, ex Sel e preventivamente scissionista di un partito che si sta costituendo a congresso (Sinistra Italiana). Non sta più nella pelle anche il senatore Pd Franco Monaco, reperto ulivista della prima ora (simbolo un asinello). Più significativa la presenza di Laura Boldrini. Nel suo ponderato allontanamento dal ruolo istituzionale che ancora ricopre non ha mai nascosto la simpatia per Pisapia e per il suo tentativo di mettere elettoralmente a suo agio chi vuole continuare a sostenere il Pd dichiarandosi di sinistra (ragionevole).

La presidente della Camera non si sbilancia, ma è evidente che potrebbe essere lei il pezzo da novanta di questo informe Campo Progressista. Ammette che “la sinistra ha perso un po’ la bussola, si è distratta, ha fatto la destra” ma non smette di sognare. “Sogno una sinistra progressista che sia laburista, femminista, ambientalista, europeista, che voglia un’Europa con un volto sociale più vicina alla gente, e soprattutto solidale, che guardi per prima cosa ai bisogni del Paese”. Alla Santeria è un bel dialogo tra amici. Ci si dà ragione senza ragionare sul perché, e per colpa di quali politiche, la sinistra si sarebbe “distratta”.

Ogni interlocuzione serve a dare il là a Pisapia e lui spiega, almeno cerca, ma la sostanza del suo ragionamento continua ad essere troppo scivolosa. Vuole riportare alla politica i delusi di sinistra che non votano o si rifugiano altrove e ha un obiettivo preciso: “Non è possibile pensare che il centrosinistra debba governare con la destra, non lo voglio più vedere”. L’ex sindaco non vuol sentir parlare di leader, nemmeno nomina il suo ex presidente del Consiglio di riferimento anche se critica apertamente qualche suo provvedimento (Imu): “Credo nel noi e non nell’io, credo in un impegno non contro qualcuno ma per qualcosa, i leader saranno i giovani che torneranno ad occuparsi di politica”. Dovrebbero farlo, nelle sue intenzioni, partecipando alla costruzione di “un campo largo dove si possa discutere e lavorare insieme per rilanciare il Paese”. Operativamente, promette, dovrebbero partire al più presto “officine per l’Italia in ogni città” e già oggi dovrebbe essere diffusa “una pagina che girerà con un minimo comune denominatore valoriale per iniziare a fare il programma”. Non vuole ficcare il naso in casa d’altri ma si augura l’unità del Pd. Qualcosa di più lo farà sapere l’11 marzo a Roma durante la prossima tappa di un percorso da definire. “A Roma ci si mette in cammino?”, suggerisce l’amico Lerner? “Non dobbiamo avere come punto di riferimento le elezioni”, svicola l’amico Pisapia.

Quanto piace C.P.? Sempre ammesso che si arrivi al giorno della conta, fuori dalla Santeria e dalla cerchia dei navigli si respira un’aria da realismo tutt’altro che magico. In due ore di microfono aperto, a Radio Popolare, quasi all’unanimità gli ascoltatori hanno bocciato il progetto. Non è un sondaggio ma aiuta a capire, insieme al mondo forse sono cambiati anche quelli che lo abitano.