Al terzo tentativo ce l’ha fatta. Guillermo Lasso é il nuevo presidente dell’Ecuador. Vince con il 52.51% contro il 47.49% di Andrés Arauz. Con questo margine importante (+5%) Arauz si è complimentato con il suo avversario accettando il verdetto ufficiale del Consiglio nazionale elettorale. Lo stesso Rafael Correa, con un tweet dal Belgio, ha riconosciuto la sconfitta e ha richiamato gli ecuadoregni alla pace.

UN RISULTATO INATTESO viste le proiezioni che circolavano nel paese da giorni. I sondaggi continuavano a dare vittorioso, seppur con un margine ristretto il candidato Arauz. Era evidente la crescita di consensi verso Lasso da oltre dieci giorni e il suo recupero era irreversibile. Tuttavia, pochi avevano idea che avrebbe vinto con questo risultato.

Cosa è successo? Una parte del voto indeciso o nullo, all’ultimo momento, ha optato per il candidato Lasso. In una prima fase di incertezza, questa importante platea elettorale ha virato a destra. Determinanti sono stati due gruppi di elettori: quello dei giovani e giovanissimi che al primo turno aveva appoggiato l’outsider Hervas e quello del movimento indigeno della Sierra e dell’Amazzonia.

Quest’ultimo ha rappresentato l’ago della bilancia che ha finito per dare la vittoria al banchiere della destra.
Il voto nullo ideologico espresso nell’assemblea nazionale di un mese fa, sembra non sia stato applicato. Lo dicono i numeri che giungono dalle province della Sierra come Bolivar, Imbabura, Azuay, Chimborazo, Cotopaxi e Cañar dove la destra sorpassa ampiamente Arauz. Il quale vince nella regione di Sucumbios, dove si era siglato l’accordo con Jaime Vargas della Conaie, la Confederazione delle nazionalità indigene.

Altro dato da analizzare, le alleanze nate nel frattempo: non ha giovato a Arauz la necessità di accumulare pezzi per comporre un mosaico stonato e scolorito. L’alleanza con la destra di Isidro Romero e quella con il movimento indigeno alla fine hanno tolto voti, più che aumentarli.

DALL’ALTRA PARTE, LA STRATEGIA della campagna politica di Duran Barba conquistava consensi. Barba aveva già vinto due campagne elettorali, quella di Macri in Argentina e quella dell’ex sindaco di Quito, Mauricio Rodas. La scelta di puntare su di lui ha permesso Lasso di recuperare in due settimane oltre 20 punti.

Questa sconfitta pesa molto alla sinistra ecuadoregna che ora dovrà raccogliere i cocci e costuire con la base un progetto antimperialista e antineoliberista, riconoscendo le istanze territoriali, le rivendicazioni multiculturali e bilinguiste delle comunità indigene che hanno dato le spalle al Correismo e al suo candidato dopo le contraddizioni sofferte nei dieci anni passati. All’interno della sinistra si dovrebbe aprire un confronto aperto tra leader e base. La figura di Correa verrà probabilmente ridimensionata, e forse Arauz porterà avanti un nuovo progetto creando delle alleanze in un parlamento che presenta molte contraddizioni. Una flotta di parlamentari di Pachakutik, della Sinistra democratica e delle realtà territoriali, insieme ai parlamentari dell’Unes di Arauz potrebbero rappresentare una opposizione al neoliberismo in Ecuador.

NEL FRATTEMPO IL PAESE dovrá resistere altri 4 anni all’applicazione di un programma che avrà tra gli obiettivi quello di ridimensionare ancora di piú quel poco di Stato sociale che era rimasto dopo le riforme messe in atto dal governo Moreno, di flessibilizzare il mercato del lavoro con l’istituzione di una serie di contratti lavorativi senza il riconoscimento dei diritti già calpestati in questi anni, il rafforzamento del settore privato che accellererà ancor di più i processi di privatizzazione e quello di aprire ancor di più la porta ai capitali stranieri che metteranno definitivamente KO il processo di cambio di matrice produttiva implementato con i dieci anni della Revolución Ciudadana.