Mentre in Italia tagliamo i parlamentari fino a scendere al più basso rapporto nella Ue tra rappresentanti e rappresentati (dalla prossima legislatura), in Germania il Bundestag continua a crescere. Dopo le elezioni di ieri sarà di 735 deputati – il più numeroso della storia – l’uscente ne conta 709. Starebbero stretti in ogni caso, figurarsi con il Covid: a Berlino stanno recuperando un palazzo di fianco al Reichstag e persino costruendo una depandance in legno. Hanno cambiato anche un po’ la legge per cercare di contenere l’espansione, ma le novità entreranno in vigore solo dalla prossima legislatura e nel frattempo le piccole modifiche già introdotte non hanno dato risultati.

Colpa, o merito, di una legge elettorale che combina la possibilità per gli elettori di scegliere il candidato preferito nel collegio con il rispetto assoluto del criterio di proporzionalità. Quasi assoluto, perché c’è la soglia di sbarramento al 5% che però può essere aggirata come è riuscito alla Linke: si è fermata al 4,9% ma ha eletto comunque 39 deputati avendo raggiunto la soglia minima di tre mandati diretti (due a Berlino e uno a Lipsia).

Il mandato diretto è il primo voto sulla scheda elettorale tedesca. Grazie alla gaffe di Laschet che l’ha ripiegata al contrario adesso tutti sanno com’è fatta. Nella prima colonna a sinistra si propone all’elettore una sfida uninominale tra candidati nel collegio, chi arriva primo prende il seggio. Nella seconda colonna si vota invece per il partito e per la lista (bloccata) di candidati che il partito propone nel collegio. È il secondo voto che comanda, perché stabilisce la percentuale che spetta al partito. Eppure chi è ha vinto la sfida uninominale mantiene comunque il seggio, anche se va oltre la percentuale raggiunta dal suo partito nel Land. Per rispettare la proporzionalità, allora, agli altri partiti sono assegnati dei «mandati di compensazione». E così il Bundestag cresce.

In teoria i deputati potrebbero essere anche solo 598 (con la metà dei seggi assegnata con il proporzionale) ma questo avverrebbe solo in caso di perfetta coincidenza tra il primo e il secondo voto. Ipotesi inverosimile. Per esempio stavolta Cdu e Csu nel primo voto hanno raggiunto il 28,5% battendo di due punti la Spd. Ma è il secondo voto che conta e lì l’Spd è arrivata prima. E ha vinto.