Il governo Merkel approva il nuovo pacchetto di leggi contro il razzismo e l’estremismo di destra. Ieri mattina il “Comitato di Gabinetto” formato dalla cancelliera più i ministri di Finanze, Interni, Esteri, Giustizia, Difesa, Famiglia e Istruzione ha dato il via libera definitivo alle 90 norme preannunciate la settimana scorsa al Bundestag. Serviranno per combattere la discriminazione sempre più dilagante in Germania e soprattutto «a rafforzare la democrazia», come ha riassunto Christine Lambrecht, ministra della Giustizia della Spd.

Le nuove norme sono il risultato pratico dell’impegno congiunto della Grande coalizione con gli accademici e le associazioni dei migranti, a cui la scorsa primavera era stato chiesto di elaborare nel dettaglio i provvedimenti ieri adottati dall’esecutivo. «Diventeranno attuativi con la massima urgenza, ovvero prima possibile» assicura il governo federale, soddisfatto per la chiusura dell’ultima delle cinque sedute istituzionali dedicate alla lotta contro il razzismo.

Si parte dal pesante inasprimento delle pene attualmente in vigore e si arriva all’inedita punibilità di pratiche come la diffusione delle famigerate «liste di nemici» compilate e poi diffuse sul web da gruppi neonazisti, antisemiti, antiziganisti o islamofobici, che diventeranno un vero e proprio reato penale. Passando per «modalità di prevenzione più intensive, rafforzamento delle autorità di sicurezza, migliore assistenza alle vittime, e una relazione molto più stretta con i rappresentanti della società civile» come tengono a precisare a Berlino.

I provvedimenti fanno il paio con il dibattito (avviato ma non ancora concluso) sulla cancellazione del termine «razza» dal terzo comma dell’articolo 3 della Legge Fondamentale, equivalente della Costituzione, ma prelude anche alla futura «legge sulla promozione della democrazia» che i socialdemocratici propongono da mesi nonostante le forti resistenze di ministri e deputati di Cdu e Csu.

Secondo il nuovo impianto normativo d’ora in poi la Bundesrepublik sarà ufficialmente obbligata a proteggere «coloro che sono quotidianamente offesi, minacciati oppure aggrediti dagli estremisti di destra e dagli altri nemici della democrazia», sottolinea Edgar Franke, commissario federale delegato alla tutela delle vittime delle discriminazioni. Precisando come le nuove leggi non siano state solo riempite dei contenuti necessari ma anche «adeguatamente supportate da notevoli risorse finanziarie pubbliche» da destinare in prevalenza alle iniziative promosse dalle associazioni garanti dei diritti dei migranti.

Tra i 90 provvedimenti adottati spicca, inoltre, la triplicazione dei termini di legge per denunciare la discriminazione: a cominciare dal razzismo, più o meno mascherato, di chi si ostina a non volere affittare l’alloggio agli stranieri. «Abbiamo deciso di aumentare da due a sei mesi il tempo per promuovere la causa legale di chi si vedrà rifiutare la casa per la propria origine etnica o la religione».

Si conclude così il percorso istituzionale iniziato lo scorso 20 febbraio: il giorno dopo l’inquietante strage di Hanau che provocò dieci morti. All’epoca la polizia criminale (Bka) nella bozza finale del rapporto investigativo negò che il killer, Tobias Rathjen, fosse connesso con la galassia dell’estrema destra. Prima che il comandante Holger Münch fosse costretto alla pubblica rettifica confermando in pieno le motivazioni di matrice razzista dell’autore che – non a caso – aveva messo nel mirino donne e uomini delle comunità curda, turca, rumena, bosniaca, rom, più un tedesco di origine afghana.