C’era una volta una Berlino non più così povera ma ancora sexy, centro della contro cultura occidentale e dei femminismi intersezionali, dell’esplicito decolonialismo anche istituzionale, magnete per artisti e lavoratori della cultura da tutto il mondo che nonostante l’imperante gentrificazione riuscivano a vivere decentemente, ad ottenere ateliers a cifre calmierate, ad avere accesso a fondi e sostegni per la realizzazione di mostre, progetti individuali, collaborazioni, progetti di ricerca, e per la promozione del proprio lavoro in ambiti sia istituzionali che indipendenti come i famigerati project spaces. Tutti sostenuti nelle loro mansioni da fondi pubblici, artiste, curatori, critici, project managers, direttrici,...