La Georgia è di nuovo sulle barricate. Migliaia di manifestanti hanno invaso le strade della capitale georgiana e hanno provato a entrare in Parlamento per bloccare i lavori di approvazione della «legge russa», una misura che introduce norme restrittive simili a quelle vigenti in Russia per i cosiddetti «agenti stranieri». In seguito agli scontri, nei quali la polizia in assetto anti-sommossa ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e granate stordenti, 63 manifestanti sono stati arrestati e 6 agenti sono stati ricoverati. Sospesa la seduta in parlamento.

La rabbia della maggioranza dei georgiani che vuole l’ingresso del Paese nell’Unione europea e l’allontanamento definitivo da Mosca è riesplosa il 9 aprile di quest’anno, quando il partito «Sogno georgiano» ha presentato nuovamente il ddl sugli «agenti stranieri». La misura prevede che qualsiasi Ong o organizzazione mediatica che riceva più del 20% dei propri finanziamenti dall’estero abbia l’obbligo di registrarsi come «organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera».

PER I MANIFESTANTI, la misura è la fotocopia della cosiddetta «legge sugli agenti stranieri» vigente in Russia e mira a inasprire il controllo sulla società civile e ad allontanare il Paese dall’Ue. Già nella primavera del 2023 c’era stato un primo tentativo di far passare un ddl simile ma, in seguito a delle partecipatissime proteste di piazza si era deciso di accantonarlo. Il 30 aprile, invece, si è avuta la seconda approvazione del nuovo ddl (uguale a quello del 2023) ed è per questo che a Tiblisi, la capitale georgiana, non si dorme più. «La Georgia non è mai stata pro-Russia e non lo sarà mai» ha tuonato la presidente della repubblica, Salome Zurabishvili, citata da France Inter, che teoricamente avrebbe il potere di bloccare il provvedimento ma teme «manovre occulte» da parte di Sogno georgiano e del suo leader, l’oligarca Bidzina Ivanishvili.

Ivanishvili ha fondato il partito nel 2012 poco prima di diventare premier (carica durata solo 13 mesi) e da oltre 10 anni è considerato l’uomo più influente della Georgia. Non fosse altro per il suo patrimonio di 6,4 miliardi di dollari, ovvero una cifra superiore all’intero bilancio statale, che si ferma a 5,7. È un alleato di ferro dell’élite moscovita e di Vladimir Putin stesso e dopo le proteste del 30 aprile ha dichiarato: «Tibilisi 2024 non sarà come Kiev 2014» riferendosi alle proteste di Piazza Maidan nella capitale ucraina. Inoltre, in pieno stile putiniano, Ivanishvili ha accusato il «partito mondiale della guerra» di aver orchestrato un colpo di stato in Georgia.

DALL’ALTRA PARTE della barricata i manifestanti con le bandiere dell’Ue sanno che la legge sugli «agenti stranieri», allontanerebbe Tiblisi da Bruxelles, da cui ha ottenuto lo status di candidato nel dicembre 2023. I vertici dell’Ue, infatti, hanno imposto alla Georgia una serie di riforme per contrastare la corruzione e per tutelare la libertà di stampa. La riforma di Ivanishvili farebbe fallire senz’altro le aspirazioni europee di una parte della società georgiana e la protesta assume sempre più le sembianze di uno scontro tra chi vuole una Georgia filo-russa e chi guarda a Occidente.