«Signorini? Un amico. Male non fare, paura non avere»: Aldo Spinelli, 84 anni, l’imprenditore del porto di Genova al centro della maxi inchiesta per corruzione, è sempre stato un fiume in piena davanti ai giornalisti. Persino ieri, a palazzo di giustizia, dove Spinelli era convocato per l’interrogatorio di garanzia. E nonostante la situazione fosse del tutto surreale: l’interrogatorio davanti alla gip è saltato perché gli avvocati di Spinelli non si sono presentati. La causa, un errore nell’invio della convocazione via pec da parte dell’ufficio del giudice per le indagini preliminari. «Mi hanno lasciato solo» ha scherzato Spinelli, in gilet blu, senza giacca e cravatta, abbronzatissimo ma con un accenno di barba insolito sul volto del terminalista, mentre due finanzieri lo riportavano nella sua villa, a Quarto, dove si trova agli arresti domiciliari. Spinelli sarà interrogato nuovamente domani, come il figlio Roberto, il presidente dell’Ente Bacini Mauro Vianello e il manager Esselunga Alessandro Moncada che ieri ha rassegnato le dimissioni dal cda del gruppo.

«MALE NON FARE, paura non avere», ha detto Aldo Spinelli ai giornalisti. Una frase che riecheggia quanto dichiarato, in altro contesto, dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè parlando delle inchieste che la coinvolgono. Spinelli è accusato di avere versato cospicue somme di denaro per la campagna elettorale di Toti in cambio di pressioni e favori nella gestione delle partite del porto. Ieri in procura anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti ed ex sindaco di Porto Venere: come già il presidente della Regione e come l’ex presidente del porto Paolo Signorini, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma non è stato del tutto in silenzio davanti alla gip. Come spiegato dal suo legale, Massimo Ceresa Gastaldo, ha fatto alcune dichiarazioni negando ogni addebito e sostenendo che la misura degli arresti domiciliari non è motivata perché non ricoprirà più il ruolo di capo di gabinetto. In sostanza, è intenzionato a dimettersi. Cozzani è accusato, nell’inchiesta genovese, di corruzione e di voto di scambio con aggravante mafiosa.

È STATO ANCHE CONTRO il sistema della politica e dell’economia, su cui vogliono fare luce i pm, che ieri a Genova sono scese in piazza circa 4mila persone, attivisti dei tanti comitati che da anni si battono «contro cementificazioni, speculazioni, privatizzazioni e altre scelte calate dall’alto». Il corteo, terminato proprio sotto il palazzo della Regione Liguria, era organizzato da tempo. All’appuntamento si è presentato non invitato – tanto che i promotori della marcia hanno parlato di strumentalizzazione – anche Giuseppe Conte. Il leader M5s pur mantenendosi in coda al corteo, è stato contestato da alcuni collettivi studenteschi e dai portuali del Calp. Poi ha lanciato un messaggio al centrosinistra per il dopo-Toti: «Bisogna dialogare con le forze che si predispongono a voltare pagina rispetto alla mala politica».

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INTANTO LA MAXI INCHIESTA per corruzione si intreccia proprio con uno dei temi maggiormente a cuore dei comitati in piazza: il dislocamento dei depositi chimici. La procura di Genova ha aperto un fascicolo – senza ipotesi di reato né iscritti – sull’iter di approvazione del progetto di Superba e Carmagnani di spostarli da Multedo, nel ponente, a ponte Somalia, nel porto di Sampierdarena. I pm, che si sono mossi dopo l’esposto di un’associazione, sospettano che alcuni via libera siano nati da pressioni indebite. Nelle carte della maxi inchiesta si trovano dialoghi che portano a collegare personaggi e partite. Toti, Spinelli e il sindaco di Genova Marco Bucci, che però non è indagato. I depositi chimici a Sampierdarena sarebbero stati una soluzione gradita, per varie ragioni, al terminalista.

IN UN DIALOGO intercettato tra Toti e Bucci, nell’ordinanza di custodia cautelare, presidente della Regione e sindaco parlano dei molti «desiderata» da parte degli operatori. Bucci paragona gli imprenditori portuali «ai maiali a cui dava da mangiare da piccolo». Toti conta di ottenere da loro dei soldi, in particolare da Spinelli, in quanto prossimo a ottenere dall’allora presidente del porto Signorini la concessione trentennale del terminal Rinfuse. «Sì, ma sui depositi Spinelli è neutrale eh, non gliene fotte neanche». E Bucci: «No ma lui, anzi, dice che va bene…da quel punto di vista lì, ci supporta».