L’incontro svoltosi ieri a Mosca, nel bel mezzo della crisi ucraina, fra il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente russo Vladimir Putin, l’undicesimo dal 2010 ossia da quando il leader danubiano è tornato al potere, è stato criticato dall’opposizione ungherese e considerato con diffidenza dall’Unione europea.

Le questioni energetiche sono state al centro dei colloqui tra i due e del resto, prima di partire, Orbán aveva chiarito l’intenzione di incrementare le importazioni di gas. L’Ungheria ha già concluso con la Russia accordi per la fornitura di 4,5 miliardi di metri cubi di gas aggirando l’Ucraina. «Questi accordi, validi fino al 2036 e firmati lo scorso anno sono prima di tutto il risultato del vostro lavoro», ha detto ieri Putin rivolgendosi a Orbán e aggiunto che la stabilità delle forniture di gas all’Ungheria da parte di Gazprom è garantita.

Ma in ballo tra i due paesi non c’è solo il gas; il governo ungherese è infatti un sostenitore dell’impiego dell’energia nucleare ora considerato di importanza centrale per la transizione energetica. All’inizio del 2014 Budapest e Mosca firmarono un accordo per il potenziamento della centrale nucleare di Paks, situata a poco più di cento chilometri a sud della capitale ungherese. L’opposizione aveva accusato il governo di aver messo il paese di fronte a un fatto compiuto senza aver dato luogo a un dibattito pubblico preliminare sugli aspetti energetici.

Orbán e i suoi avevano difeso l’intesa e i vantaggi che da essa sarebbero derivati in termini di produzione di energia per l’intero paese a condizioni vantaggiose. Ma non è tutto, perché, secondo quanto si apprende, le autorità ungheresi avrebbero stabilito un altro accordo per la costruzione di una nuova centrale nucleare nei pressi di quella di Paks, che sarà affidata alla compagnia nucleare russa Rosatom e finanziata grazie a un credito russo pari a 10 miliardi di euro per coprire la maggior parte dei costi del progetto stimato intorno ai 12,5 miliardi di euro.

Insomma, le relazioni fra Orbán e Putin risultano incentivate da nuove intese e interessi comuni. Attualmente l’Ungheria è l’unico paese dell’Europa centro-orientale ad aver rifiutato di aderire all’invio di truppe Nato proposto da Biden per affrontare la crisi ucraina, «non vogliamo una nuova guerra fredda, preferiamo una soluzione diplomatica», ha detto il ministro ungherese degli Esteri Péter Szijjártó.

Insomma, l’Ungheria di Orbán è sempre più impegnata nel legame con la Russia di Putin ed è stata la prima in Europa ad aver aperto le porte al vaccino Sputnik V non
riconosciuto dall’Ema. Ora pensa anche di produrlo in casa. Del resto, per Orbán «non ci sono vaccini dell’Est o dell’Ovest, ma solo vaccini buoni o meno buoni», e quello russo, nella sua visione, apparterrà di certo alla prima categoria.