«Quando è stato fermato Gabriele stava parlando con dei profughi siriani, raccoglieva storie per il libro su cui sta lavorando sulla guerra in Siria. Tutto alla luce del sole. Non è vero che voleva entrare in Siria». Alexandra D’Onofrio è la compagna di Gabriele Del Grande e la madre dei suoi due bambini. Insieme agli amici e ai colleghi del reporter toscano ha iniziato uno sciopero della fame per conoscere i motivi per cui il 9 aprile Gabriele è stato fermato dalle autorità turche e quali reati gli vengono contestati. «E’ un digiuno collettivo, una staffetta con cui abbiamo deciso di rispondere alla situazione in cui Gabriele si trova», spiega al telefono da Atene, dove vive. «Ho cominciato io, oggi (ieri, ndr) digiunano Gina, Bruno e Antonio Augugliaro, l’altro regista di Io sto con la sposa, e ogni giorno ci sarà qualcun altro», spiega.

Prima di rispondere alle domande Alexandra ha parlato al telefono con il console italiano a Smirne, Luigi Iannuzzi, che da ieri segue personalmente la vicenda insieme a un avvocato turco. «Sono fermi da mercoledì davanti al centro di detenzione di Mugla dove si trova Gabriele», spiega. Dopo essersi vista negare mercoledì l’ingresso, sembra che oggi la delegazione italiana potrà finalmente incontrare il giornalista. Ieri pomeriggio le autorità turche hanno confermato di aver autorizzato l’incontro, ma prevale ancora la la prudenza. «Pare che qualcosa si stia finalmente muovendo», prosegue Alexandra. «Pare, perché quando chiedo al console se è sicuro di poter vedere Gabriele mi risponde “non si sa”. Forse teme che all’ultimo possa accadere qualcosa. Gli ho chiesto di dire a Gabriele di non sentirsi abbandonato, che tutti ci siamo attivati e che facciamo il possibile affinché venga liberato il più presto possibile».

Gabriele quando è entrato in Turchia?
Questa non è stata la prima volta che si recava in Turchia. In questi ultimi mesi ci era già entrato almeno due o tre volte. Quest’ultima è partito sabato 8 aprile, ha viaggiato da Atene a Istanbul, da Istanbul ad Hatay e il giorno dopo è andato alla ricerca delle storie che lo interessano. In una mail mi aveva detto che tutto era sotto controllo, che incontrava le persone in spazi pubblici, alla luce del sole. Lo hanno fermato domenica. Il messaggio con cui mi avvertiva di quello che era successo mi è arrivato verso mezzanotte.

Cercava testimonianze di profughi siriani?
Cercava storie di persone che potessero raccontargli da dentro come avevano vissuto dall’inizio la guerra in Siria. E’ uno degli oggetti della sua ricerca, dichiarati anche nel video che abbiamo girato insieme per il crowdfunding. L’idea è di fare un libro polivocale, come lo chiama lui, dove intrecciare diverse voci senza cattivi né buoni, vincitori o vinti.

Voleva entrare in Siria?
No. Questa ci sembra più che altro una scusa, un modo per dire che l’hanno fermato perché stava facendo una cosa illecita. Lui era sì vicino al confine con la Siria, ma solo perché cercava proprio lì le storie che gli interessano, perché lì ci sono tantissime persone venute dalla Siria in attesa di poter eventualmente rientrare nel proprio paese a guerra finita. Tra l’altro Gabriele è papà di due bambini oltre ad essere un giornalista chiaramente molto impegnato, e non avrebbe voluto rischiare non dico la vita, ma neanche la detenzione sapendo di avere determinate responsabilità.