Più di mezzo milione di ucraini sono fuggiti in Unione europea lasciandosi alle spalle il loro Paese in guerra. La stima è dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, che calcola in 160 mila gli sfollati interni al Paese anche se, specifica l’organizzazione, «è difficile fare una stima più precisa perché l’attuale situazione di sicurezza rende complicato seguire i movimenti della popolazione».

Nel vertice dei ministri dell’Interno che si è tenuto domenica a Bruxelles, è stato deciso di applicare agli ucraini la direttiva sulla protezione temporanea del 2001 che di fatto riconosce gli stessi diritti previsti per chi ottiene lo status di rifugiato. E’ previsto il riconoscimento di un permesso della durata di un anno, rinnovabile, ma nessuna distribuzione dei profughi che quindi ogni Paese sarà libero di accogliere volontariamente. E’ molto probabile che chi non ha parenti o conoscenti che già risiedono in un Paese dell’Unione resterà negli Stati confinanti con l’Ucraina nella speranza di poter rientrare il prima possibile in patria.

La Polonia si conferma con il Paese verso il quale si indirizza la maggior parte dei profughi. Finora, sempre secondo i dati forniti dall’Onu, più di 280 mila, il 90% dei quali sono stati ospitati da amici o parenti ma il governo ha anche allestito centri di accoglienza vicino alla frontiera. Altri 32.500 si trovano in Romania, dove è partita una forte mobilitazione tra le popolazione per raccogliere vestiti e cibo da destinare ai rifugiati. In Ungheria sono entrate 85 mila persone direttamente dall’Ucraina mentre 70 mila si trovano in Moldavia, 30 mila in Slovacchia e 300 sarebbero arrivate anche in Bielorussia. Sempre secondo l’Unhcr, infine, 34.600 persone avrebbero già lasciato i Paesi confinanti per spostarsi verso altro Stati interni all’Unione europea. «Ci troviamo di fronte a quella che potrebbe facilmente diventare la peggiore crisi umanitaria e dei rifugiati in Europa negli ultimi decenni», ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel suo intervento nella riunione d’emergenza dall’Assemblea generale. «Stiamo lavorando 24 ore su 24, sette giorni su sette per valutare i bisogni umanitari e aumentare la fornitura di aiuti salvavita a molte più persone alla disperata ricerca di protezione e riparo».

Purtroppo si sarebbero verificati anche caso di discriminazione alla frontiera, con i profughi ucraini fatti entrare mentre ad altri migranti, di etnia diversa, sarebbe stato negato l’ingresso.

Ai tanti orrori della guerra bisogna aggiungere la denuncia fatta ieri da Save the Children secondo la quale l’invasione russa mette in pericolo la vita di 7,5 milioni di bambini ucraini, a causa soprattutto degli attacchi alle scuole. Secondo l’organizzazione sarebbero infatti decine i bambini rimasti uccisi nei combattimenti che hanno riguardato anche il bombardamento di strutture educative in tutto il Paese. Almeno sei di queste sarebbero state bombardate negli ultimi tre giorni e due insegnati uccisi venerdì in una scuola a Gorlovka, nell’Ucraina orientale colpita da un missile. Un asilo e un orfanotrofio, inoltre sono stati colpito e danneggiati e Okhtyrka, tra le sei vittime anche una bambina di sette anni.