La Rer B esce dalla capitale, verso sud la prima fermata è Gentilly, che sta preparando il futuro nel progetto Grand Paris. Il comune, che era abitato da operai, è in ebollizione, perché l’arrivo di una fermata della nuova linea 15 del métro e il progetto di annullare la divisione del Périphérique, l’anello di 35 km che separa la capitale dalle banlieues, annuncia un cambiamento radicale. Una delle due diramazioni della rete express finisce a Robinson, la periferia «armoniosa», che prende nome dal personaggio di Defoe.

Robinson, Sceaux e le altre cittadine abitate dalla classe media a grande prevalenza bianca sono nel dipartimento degli Hauts-de-Seine, il più ricco di Francia. L’altra ultima fermata della Rer B è Saint-Rémy-lès-Chevreuse, già in campagna, la porta di entrata di un parco naturale. In 47 stazioni, la Rer B, che parte dall’aeroporto Roissy-Charles de Gaulle, attraversa la banlieue più povera, a Parigi si ferma alla Gare du Nord per poi passare dai quartieri eleganti per finire a sud nel dipartimento più ricco del paese, riassume in sé gran parte dei contrasti e delle contraddizioni francesi, a cui dovrà trovare una risposta il presidente che verrà eletto alla fine dei due turni del 23 aprile e 7 maggio.

Un futuro nella Grande Parigi

Gentilly è la prima fermata al di là del Périphérique, l’anello urbano di 35 km che circonda la capitale, tracciato tra il ’56 e il ‘73 lungo il percorso delle fortificazioni militari di Thiers del 1840, rese poi inutili dalla modernizzazione delle armi con l’artiglieria a lunga portata. Gentilly segna una divisione profonda tra «intra» ed «extra» muros, resa ancora più marcata con la fine del dipartimento della Senna, nel ’68, che fino ad allora aveva unito amministrativamente la capitale agli attuali dipartimenti limitrofi: Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis e, appunto qui a Gentilly, il Val-de-Marne.

Il Périphérique è un inferno di 1,3 milioni di auto che vi circolano ogni giorno, record in Europa di traffico urbano, che i parigini «intra-muros» guardano con sospetto. Sul Périphérique vivono più di 100mila persone (sono state costruite molte case popolari lungo il suo tracciato) e sono loro che respirano l’aria mefitica e si devono chiudere in casa per limitare i disturbi sonori. Adesso c’è un grande progetto in corso, che riguarda il Grand Paris e la costruzione delle linea 15 del métro (per il 2022), che copre un’area molto vasta e ingloberà Gentilly, 17mila abitanti, nella zona battezzata Métropole du Grand Paris, 7,5 milioni di abitanti, fondendo praticamente le cittadine del Périphérique nella grande capitale del futuro.

 

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In un foro cittadino, alle domande «Quali sono le qualità di Gentilly? Quali i difetti?» la risposta è la stessa: «La vicinanza con Parigi». «Il Périphérique è una frontiera a un tempo psicologica, finanziaria, culturale e sociale» afferma l’assessore all’urbanismo di Parigi, Jean-Louis Missika. Sono previsti grossi investimenti e vari interventi architettonici. Per Gentilly non è in vista nessun edificio simbolico, come il nuovo tribunale di Parigi, costruito da Renzo Piano a nord della capitale alla Porte de Clichy (altezza 160 metri) o la futura Cité du Théatre sul sito dei vecchi Ateliers Berthier a Batignolles oppure il contestato progetto Duo – due torri «danzanti» – di Jean Nouvel alla Porte d’Ivry.

A Gentilly è stata individuata un’area di 5mila metri quadri, di proprietà del comune (la sindaca è Pcf) nell’ambito del progetto «Inventiamo la metropoli». Ma gli abitanti, tra la rue de la Paix e la rue de Reims, non sono molto convinti. «Questo appezzamento è attualmente composto da alcune case uni-famigliari, da spazi verdi e da una vecchia fabbrica, non vogliamo che la zona venga snaturata per poi ritrovarci con edifici alti decine di metri, che ostacolano la vista o con del cemento dappertutto», si lamenta un abitante. Il comune promette attenzione: «L’appezzamento fa parte della riserva fondiaria della città che stiamo costituendo da 50 anni, immaginate bene che non la svenderemo a un promotore immobiliare», dice l’assessore Patrick Daudet. Ma la zona è vicinissima alla stazione della Rer B, si tratta di una delle aree più attraenti del programma della nuova Métropole, a due passi da Parigi. Il mercato immobiliare è già in agitazione, in vista delle modifiche imminenti.

Nel XIX secolo, i tre quarti della popolazione operaia di Gentilly viveva in abitazioni insalubri, nel comune attraversato dalla Bièvre, fiume a questa altezza diventato infetto a causa degli scarichi velenosi delle fogne, dei macelli, dell’industria del cuoio. A Parigi il suo corso è stato tutto ricoperto, fuori città, anche a Gentilly, ci sono state consultazioni pubbliche per ritrovare l’antico letto del fiume a trasformarlo in luogo di passeggiate.

La periferia «armoniosa»

A Robinson, nell’ultima fermata di una delle due biforcazioni della Rer B a sud, a cavallo tra 4 comuni (Plessis-Robinson, Scheaux, Fontenay-aux-Roses, Châtenay-Malabry) la prima cosa che ti dicono è: «Siamo una banlieue, ma che non ha nulla a che vedere con quelle del nord». I 4 comuni sono nel dipartimento degli Hauts-de-Seine, il più ricco di Francia (include, a nord, La Défense, sede di grandi società multinazionali, che pagano molte tasse). È il regno della classe media, in grande maggioranza bianca, professioni liberali o pubblici funzionari, insegnanti. Robinson, che prende il nome proprio da Robinson Crusoe perché c’erano le guinguettes (la prima si chiamava Le Grand Robinson e c’è anche una statua in onore del personaggio di Defoe), i ristorantini con architettura bucolica ai bordi della foresta nell’alta valle della Bièvre (a monte delle acque fetide), un tempo faceva parte della «cintura rossa» ma dall’89 è passata a destra. Con una certa rabbia di identità politica. Nel 2015 è scoppiata una polemica quando il comune ha voluto cambiare il nome di Place de la Résistance per ribattezzarla Place Charles Pasqua, in omaggio al muscoloso ministro degli Interni di destra della fine del secolo scorso, sotto di lui venne ucciso dalla polizia a Parigi in rue Monsieur Le Prince Malik Oussekine, uno studente di 22 anni, nei giorni di grandi manifestazioni di protesta.

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A Sceaux, che sorge sulle terre che furono di Colbert e ospita un parco disegnato da Le Notre, c’è stato un breve periodo di guida socialista, ma la cittadina è ormai costantemente sotto controllo del centro-destra. «Fino agli anni ’50, qui era una zona sostanzialmente agricola» spiega Christiane Neskovic, un’abitante, che mi accompagna in una lunga passeggiata, «ma già a metà degli anni ’20 vengono costruite le prime case popolari, le città-giardino, con una preoccupazione di igiene e di benessere». Queste città-giardino, con costruzioni di dimensione ridotta e orti sul retro, esistono ancora, sono state ristrutturate con cura, mentre la città-giardino costruita negli anni ’30, che era fortemente degradata, ha subito interventi più pesanti negli anni ’90. In quest’area che vuole a tutti i costi conservare la pace sociale senza troppo mischiarsi con popolazioni problematiche, che culmina a 178 metri di altezza con un’enorme parco-terrazza da cui si vede fino a Parigi, dove si può visitare la casa e il parco di Chateaubriand e un arboretum estremamente ben tenuto, dal 2000 è in corso un’operazione immobiliare di grande entità. Il comune si vanta di aver ottenuto una menzione come «migliore operazione di rinascita urbana in una città di periferia» al Premio europeo di architettura. È stata costruita una nuova città-giardino, con uno stile architettonico «regionalista», che mima in qualche edificio anche il centro di Parigi. Qui ci si può offrire la copia in versione ridotta di un edificio haussmaniano per meno di metà prezzo che a Parigi. Nel 2006 è stato costruito un mercato coperto, copia fortemente ispirata dai pavillons Baltard in ferro e mattoni di Parigi. Il quartiere aspira a essere multifunzionale, con abitazioni, negozi e attività economiche. La sinistra locale aborre in particolare il fiumiciattolo artificiale che attraversa il nuovo insediamento, 15mila metri cubi d’acqua piovana che scorrono grazie a un sistema di pompe idrauliche lungo un km in un percorso sinuoso, corredato di cascate e persino di bacini di grande profondità per permettere ai pesci di riposarsi d’inverno.

Saint-Rémy-lès-Chevreuse, la campagna

È l’ultima fermata dell’altra biforcazione della Rer B. Saint-Rémy-lès-Chevreuse è nel dipartimento delle Yvelines, nella «grande couronne», con capitale Versailles. E un enorme dipartimento, estremamente contrastato, che comprende Rambouillet, un castello e 80% boschi, ma anche cittadine di banlieue come Mantes-la-Jolie o Trappes, non lontano c’è Saclay, nel plateau hanno sede più di 10mila imprese e, dagli anni ’50, l’area è diventata un grosso polo di ricerca scientifica (Polytechnique, Università Paris XI, oltre ad altre importanti istituzioni di insegnamento superiore).

 

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Saint-Rémy-lès-Chevreuse, che ospita la biennale mondiale della rilegatura d’arte, è la porta di entrata del parco naturale della Vallée de la Chevreuse.

Ha 8mila abitanti, 25% oltre i 60 anni, cioè più anziani della media dei francesi. Qui siamo vicino alla foresta, non in una zona di agricoltura intensiva (i re costruivano le regge in zone boscose, per avere la caccia a portata di mano). L’alta valle comprende una cinquantina di comuni, complessivamente un po’ più di 100mila abitanti, cioè la Vallée de la Chevreuse è uno dei parchi naturali più abitati di Francia. Si sperimentano qui delle nuove organizzazioni di vita cittadina. Il car-sharing, per esempio, è molto incentivato.

A Molières, dove dopo la prima guerra mondiale erano immigrati molti lavoratori della pietra piemontesi, alla drogheria «Entre la poire et le fromage», il gestore Thibault Fasseur difende il progetto di creare nell’alta valle una moneta locale. «È coerente con il mio programma di valorizzare i prodotti del luogo», e aggiunge che «è anche una scelta ideologica, un’alternativa al sistema finanziario mondiale». In questo periodo si sta concludendo la raccolta di proposte per dare un nome a questa moneta locale. «Alcuni economisti liberisti ritengono che le monete locali complementari saranno necessarie per far respirare il sistema che sta asfissiando», afferma il sindaco di Molières, Yvan Lubraneski.