Più di 1,3 milioni di appuntamenti presi dai francesi, in maggioranza persone tra i 25 e i 34 anni, per avere la prima dose di vaccino, dopo gli annunci del presidente Macron lunedì sera. Più di 900mila si sono precipitati sull’app Doctolib nei minuti che hanno seguito l’intervento in tv: di fronte alla ripresa dei contagi a causa della variante Delta, viene esteso a molte attività l’obbligo di presentare il pass sanitario (vaccino o test negativo recentissimo), dal 21 luglio per tutti i luoghi di divertimento e di cultura che accolgono più di 50 persone, dal 1° agosto anche per bar, ristoranti, centri commerciali, aerei, treni e pullman per i tragitti interni lunghi, mentre l’obbligo di vaccinazione è imposto a tutto il personale sanitario e a chi lavora negli ospedali, cliniche o case di riposo, anche ai volontari o a chi interviene a domicilio delle persone anziane: dovranno farsi vaccinare entro il 15 settembre, dopo scatteranno le sanzioni.

«SE SIETE PERSONALE sanitario e non siete vaccinati – ha precisato il ministro della Sanità, Olivier Véran – non potrete più esercitare e non sarete più pagati». Inoltre, i test gratuiti – la Francia è un’eccezione mondiale – saranno possibili solo con ricetta medica, per gli altri si dovrà pagare.

Macron ha voluto dare uno scossone a una popolazione che si era un po’ addormentata sul fronte dei vaccini – il 40% è vaccinato con due dosi, un po’ più del 50% ha avuto la prima, 9 milioni di dosi sono in frigo – e che ormai si era convinta che la pandemia fosse stata superata, anche se per il momento non viene imposto l’obbligo generalizzato di vaccinazione, benché sia «un orizzonte» possibile. Per le scuole, ci sarà una «campagna di vaccinazione specifica» in autunno. Dal 15 giugno, la vaccinazione è aperta a tutte le persone con più di 12 anni, ma il tasso di vaccini dei giovanissimi resta basso, mentre il 70-75% degli insegnanti ha già almeno la prima dose. Il governo ha precisato che ci sarà «flessibilità» sui giovanissimi, «buon senso» perché i più non potranno avere le due dosi prima della fine delle vacanze. Per i giovani, Macron ha annunciato un’estensione del «reddito di impegno», per chi non ha lavoro e manca di formazione.

MA L’INTERVENTO TV di Macron ha avuto anche un altro scopo, elettorale, con lo sguardo rivolto alla primavera del 2022 e alle presidenziali: un tono deciso sui vaccini, dopo riferimenti al miglioramento dell’economia, per concludersi con il richiamo alle «riforme», quella degli assegni di disoccupazione, che entrerà in vigore ad ottobre come previsto, mentre per le pensioni si vedrà, non sarà avviata «fino a quando l’epidemia non sarà sotto controllo e la ripresa ben solida».

A sinistra, le critiche si sono concentrate sulle riforme annunciate. Soprattutto sul progetto di non rinunciare alle modifiche degli assegni di disoccupazione: per Macron, il lavoro deve rendere di più che non lavorare, e per di più ci sono offerte di lavoro che non trovano personale e la penuria di lavoratori puo’ frenare la ripresa.

PER LE PENSIONI, la riforma è in alto mare e confusa, la variante Delta permette a Macron una ritirata strategica, per rimandare nei fatti ogni cambiamento a dopo le presidenziali. Il Ps approva l’estensione del pass sanitario e l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, richiesta avanzata da tempo dalle autorità del settore, che deplorano il divario tra i medici (72% con almeno una dose), gli infermieri (58,7%) e personale non diplomato (poco più del 40%). La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che prepara la candidatura per sfidare Macron, ha però precisato che avrebbe «preferito» maggiore «pedagogia».

Fluttuazione a Europa Ecologia, dove alcuni esponenti hanno criticato le decisioni (una deputata ha parlato di «apartheid» per i non vaccinati). I Républicains approvano, «non c’è scelta», ma alcuni criticano che «l’obbligo vaccinale senza dirlo crea due categorie di popolazione». Decisamente contrario il Rassemblement national, per Marine Le Pen si tratta di «un indietreggiamento grave delle libertà individuali». La France Insoumise parla di «autoritarismo». Per la Cgt, il tono di Macron è stato «sprezzante, stigmatizzante, degradante». Nel mondo della cultura, parlano di «doccia fredda».