Christiane Taubira, ex ministra della Giustizia, ha vinto la Primaria popolare con il voto «bene +», candidata favorita dei 392.738 votanti, l’84,1% dei 467mila iscritti allo scrutino via Internet.

Secondo è arrivato Yannick Jadot, candidato di Europa Ecologia, con «abbastanza bene +», segue in terza posizione Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise, con «abbastanza bene –». Poi, l’europarlamentare Pierre Larrouturrou, con «passabile +», mentre la socialista Anne Hidalgo ha anche lei avuto un «passabile +», ma meno forte. Seguono le sconosciute Charlotte Marchandise, con «passabile» e Anne Agueb-Porterie, «insufficiente». Sui sette candidati, tre sono stati messi in competizione con un voto a «giudizio maggioritario», senza volerlo: Jadot e Mélenchon avevano chiesto più volte di essere tolti dalla competizione, Hidalgo, dopo aver accettato in un primo tempo, aveva cambiato idea e rifiutato questa primaria.

LA VITTORIA di Taubira era stata anticipata, anzi sospettata dai contendenti, perché tutta l’iniziativa della Primaria popolare era stata accolta con il dubbio che fosse una manovra per sostenere l’ex ministra della Giustizia, che ha dato il suo nome a due leggi importanti (la schiavitù come crimine contro l’umanità ai tempi del governo Jospin e poi il matrimonio per tutti con Hollande). Taubira è stata l’ultima a sinistra a dichiararsi candidata, a sorpresa. Nella sala di spettacoli Trabendo, alla Villette, Taubira ha reagito immediatamente al risultato: «Un messaggio chiaro, volevate essere ascoltati, eravate disposti a turbare» il sistema, «in nome dell’ecologia, della giustizia». Taubira ha aggiunto: «Vogliamo una sinistra unita, una sinistra in piedi, vogliamo un’ecologia di sinistra».

Unita come? Taubira dice «sento il peso di questa fiducia» datagli dalla Primaria popolare. Ma gli altri candidati proseguono per le rispettive strade. Il voto crea scompiglio a sinistra.

Taubira spera che ora si crei uno scossone nei sondaggi, mentre per il momento era rimasta molto bassa nelle intenzioni di voto. Alla Primaria alcuni nomi dei candidati di sinistra, il comunista Fabiel Roussel e i due trotzkisti, Philippe Poutou e Nathalie Artaud, non sono stati presi in considerazione (in base a una pre-selezione: 130mila cittadini l’anno scorso avevano indicato delle «figure di sinistra», poi convalidate dagli organizzatori della Primaria, che hanno scelto 5 donne e 5 uomini, lista poi rivista per contenere solo i candidati alla presidenza).

GLI ORGANIZZATORI della campagna della socialista Anne Hidalgo, che aveva tentato di convincere all’unità della sinistra, ieri sera dopo i risultati che mettono la candidata Ps a un umiliante 5° posto, affermano: «Il voto è un’indicazione, ma non porta modifiche» alla campagna. Adrien Quatennens della France Insoumise poche ore prima dei risultati, ha rinnovato le critiche alla Primaria Popolare: «Non è molto serio a 70 giorni dalla presidenziale» e ha aggiunto che «non è né una primaria né popolare». Come dire: Mélenchon, che ha organizzato un Parlamento dell’unione popolare con una partecipazione non lontana dalla Primaria, non si ritira. Anche Jadot non ha nessuna intenzione di piegarsi. Il suo portavoce ha spiegato ieri sera: «Jadot è arrivato secondo, molto bene, sono piuttosto contento, Taubira vince e lo aspettavamo. L’intenzione della Primaria era di ridurre il numero dei candidati a sinistra? Adesso ce n’è una di più, non è la nostra battaglia».

NESSUNO A SINISTRA nega l’unità, ma tutti vorrebbero costruirla dietro loro stessi. I sondaggi danno tutti i candidati di sinistra perdenti, nessuno per il momento va di là del 10% al primo turno. Tutti ormai guardano alle legislative di giugno, per imporsi nella leadership a sinistra, nel momento in cui la socialdemocrazia è in declino in Francia e l’ecologia in crescita. Alla Primaria non c’è stato nessun dibattito tra i candidati, il programma di Taubira resta vago.

La Primaria Popolare è un’iniziativa dell’imprenditore Samuel Grzybowski, 29 anni, cattolico di sinistra e di Mathilde Imer, 31 anni, militante écolo, per contestare la divisione a sinistra, ineluttabile strada verso la sconfitta. Secondo Grzybowski, il 35% degli astenuti – che sono stati molto numerosi alle ultime elezioni in Francia – sono elettori di sinistra. L’intenzione è quindi di creare una dinamica, di convincerli a votare, per un candidato unitario. Ma le divisioni a sinistra restano enormi e per il momento «irriconciliabili»: l’Europa in primo luogo, poi la laicità.

Mentre la destra, anch’essa divisa, corre verso il ballottaggio (e le sue componenti, malgrado le lacerazioni anche famigliari – come tra i Le Pen – stanno costruendo un terreno di intesa attorno alle questioni dell’identità).