È il primo atto giudiziario per mettere sotto accusa la gestione della pandemia da parte del governo: oggi l’ex ministra della Sanità, Agnès Buzyn, è convocata per un interrogatorio dalla Corte di Giustizia della Repubblica, la sola giurisdizione che può giudicare i ministri per reati commessi «nell’esercizio delle loro funzioni». Agnès Buzyn potrebbe essere sottoposta a un processo (com’è successo, sempre nel settore della salute, per l’ex primo ministro Laurent Fabius, i ministri Georgina Dufoix ed Edmond Hervé, giudicati nel 1999 per »omicidio involontario» nel caso dello scandalo del sangue contaminato).

La Corte di Giustizia ha aperto un’inchiesta sulla gestione del Covid nel luglio 2020, che riguarda per il momento anche il successore alla Sanità, l’attuale ministro Olivier Véran, e l’ex primo ministro, Edouard Philippe (che verranno convocati successivamente). Il presidente della Repubblica non può essere messo sotto accusa, è protetto dalla «irresponsabilità politica» ereditata dalla monarchia («il re non può fare del male»).

Secondo il procuratore generale della Corte di Cassazione, François Molins, ci sono migliaia di denunce contro il governo per la gestione del Covid. Agnès Buzyn è accusata di mancata anticipazione, di «astensione volontaria dal combattere un sinistro» e di «messa in pericolo della vita altrui». Sotto esame i primi mesi del Covid, la mancanza di mascherine, la lentezza delle decisioni mentre in Italia erano esplosi i contagi.

Buzyn, ministra della Sanità dal maggio 2017, si è dimessa il 16 febbraio 2020, per entrare nella campagna elettorale come candidata sindaca della città di Parigi. Una scelta precipitata, in sostituzione del candidato del partito di Macron, la République en Marche, Benjamin Griveaux, travolto da uno scandalo sessuale. Buzyn, che è l’ex nuora di Simone Veil, è medico, non ha esperienza politica. La corsa alla carica di sindaco di Parigi è stata un disastro, di fronte a due avversarie agguerrite, Rachida Dati per la destra e Anne Hidalgo per il Ps, che ha rivinto.

Buzyn è stata nominata a gennaio a una carica diplomatica all’Organizzazione mondiale della Sanità. Le denunce l’accusano di aver nascosto la gravità del virus. Il 24 gennaio 2020 l’allora ministra della Sanità fece una dichiarazione imprudente: «I rischi di propagazione del Coronavirus nella popolazione francese sono molto deboli». Poi, un’ancora più imprudente risposta in un’intervista a Le Monde, qualche settimana dopo le dimissioni: «Avremmo dovuto fermare tutto, era una mascherata, l’11 gennaio ho inviato un messaggio al presidente sulla situazione».

L’apertura della pagina giudiziaria della gestione del Covid segna una svolta dall’esito ignoto dal punto di vista penale, ma sicuramente pesante politicamente per la maggioranza, a poco più di 7 mesi dalla presidenziale. Tanto più che anche un altro ministro, il responsabile della Giustizia, Eric Dupont-Moretti, è sotto inchiesta sempre da parte della Corte di Giustizia della Repubblica per una complicata vicenda che riguarda il suo lungo passato di avvocato: è indagato dal 16 luglio per «presa illegale di interessi» nell’ambito di un caso che ha opposto degli avvocati alla Procura nazionale finanziaria, in un’inchiesta su trattative clandestine all’epoca della presidenza Sarkozy per la nomina di un giudice, dove i magistrati avevano intercettato i cellulari di alcuni avvocati (tra cui quello dell’attuale ministro).

Nell’ambito delle due inchieste, ci sono già state perquisizioni da parte dei magistrati della Corte di Giustizia della Repubblica all’ex primo ministro Edouard Philippe, Agnès Buzyn, Olivier Véran e al direttore generale della Sanità, Jérôme Salomon, oltreché al ministero della Giustizia.