Emmanuel Macron ha perso la partita di ritorno contro Marine Le Pen, la lista del Rassemblement national è arrivata in testa. Ma di poco: la République en Marche salva la faccia. Un risultato “onorevole” è la formula scelta dalla maggioranza al potere, per minimizzare lo scontro perso al 22% contro il 23,3% all’estrema destra. La grande sorpresa è stato il voto a favore di Europa Ecologia, che sale al 12,8% ed è chiaramente il partito dei giovani, che sotto i 34 anni lo hanno scelto a più del 30%.

DESOLAZIONE nella destra classica, Les Républicains crollano all’8,3%. Il Ps, che era guidato da un esterno, Raphaël Glucksmann, salva la pelle: temeva di sparire, di non superare lo sbarramento del 5% e sfiora il 7%. Un risultato eguale alla France Insoumise (6,6%), ma per il partito di Jean-Luc Mélenchon è una sconfitta secca, se confrontata con il 19% delle presidenziali e l’11% delle legislative, dopo mesi di lotte sociali dei gilet gialli.
Benoît Hamon, ex candidato Ps alle presidenziali, non porta Génération.s a Strasburgo (ma con il 3,4% supera almeno la soglia del rimborso spese elettorali). Il Pcf è invece al di sotto, al 2,4%. Le liste dei gilet gialli non superano lo 0,5% ciascuna.

Paradossalmente, anche se sconfitta La Républilque en marche ieri sera ha tirato un sospiro di sollievo. Dopo i gilet gialli, le accuse di violenza della polizia, il distacco da una parte della popolazione, il partito di Macron mantiene più o meno i voti del primo turno della presidenziale. «Un risultato dignitoso dopo sei mesi di crisi sociale seria» ha commentato la controversa capo-lista, Nathalie Loiseau.

Ma l’estrema destra attacca: Marine Le Pen ha chiesto ieri «la dissoluzione dell’assemblea come minimo» e elezioni anticipate, all’estrema destra pensano di aver lanciato «un missile» in vista delle prossime presidenziali del 2022.

Macron per il momento non si muove. Il primo ministro, Edouard Philippe, resta al suo posto: «Determinato a proseguire», ha affermato. Secondo Lrem, il risultato conferma l’analisi fatta dal presidente nel 2017: i due partiti che hanno governato la Francia per 50 anni, la destra neo-gollista e i socialisti, crollano, la ricomposizione politica del paese è ancora in fieri, attorno alla divisione progressisti-nazionalisti. Destra e sinistra rimproverano a Macron questa scelta, che punta ad annullare questa differenza. Per Laurent Wauquiez, leader di Les Républicains, «la scelta di Macron di fare una crociata anti Le Pen ha conseguenze pesanti».

LA SINISTRA esce a pezzi. Glucksmann tira però un sospiro di sollievo per aver evitato la catastrofe della sparizione e afferma: «La sinistra non è morta, c’è speranza». Per il capolista Ps-Place Publique «il Rassemblement national è il primo partito, il governo è il motore di questa espansione. La sinistra sparpagliata e spezzettata non riesce a essere un’alternativa credibile». Per Mélenchon, «Macron sembra aver perso la partita che aveva ingaggiato in modo irresponsabile», il voto segnala «un crollo del potere» in carica.

Ammette che «la France Insoumise affronta una crisi profonda, nessuno vede un’uscita positiva, il risultato è molto deludente e il risultato non è all’altezza delle speranze». La sinistra, complessivamente, tra Europa Ecologia, Ps, Force Insoumise, Génération.s e Pcf, ha il 32%, cioè una percentuale che resta storicamente molto debole. Molti ieri hanno di nuovo invitato a ricercare un’unità, una «federazione», ma la spaccatura, soprattutto sulle questioni europee, è ormai talmente forte che è difficile pensare a un avvenire comune.

YANNICK JADOT, leader di Europa Ecologia, parla di «scommessa riuscita», «siamo la terza forza politica, gli europei vogliono mettere l’ecologia al centro». E il partito di Macron ha già cominciato ieri a corteggiarli in vista di un’alleanza a Strasburgo tra gruppo verde e centristi. Lrem pensa già di creare un gruppo di lavoro, tra europarlamentari e deputati francesi, per «coordinare l’azione», che dovrebbe avere la difesa dell’ambiente al centro. Jadot vuole un «comitato cittadino di vigilanza sulla Ue»: «Non possiamo rassegnarci a vedere l’estrema destra dominare gli scutini e diventare un’opzione credibile di conquista del potere, per far indietreggiare l’estrema destra bisogna avere il coraggio di agire».