Si è svolta ieri mattina a Fiumicello la cerimonia di commemorazione ai caduti della Resistenza , alla presenza del sindaco e con i vessilli partigiani dell’ Anpi e dell’Ana . Davanti al Monumento in Piazzale Falcone e Borsellino gli studenti e le studentesse dell’ istituto scolastico Ugo Pellis – dove Giulio Regeni ha frequentato le medie prima di frequentare il liceo Petrarca a Trieste -, accompagnati dai loro docenti, hanno presenziato alla celebrazione ed ascoltato le parole del primo cittadino Ennio Scridel.

Che, in un passaggio del suo discorso ha ricordato l’ importanza di «questo piccolo lembo della bassa friulana», che oggi è diventato anche un simbolo per tutta l’Italia – e anche per il mondo – «per il sacrificio di Giulio », rimarcando l’ importanza di valori quali la dignità, la coerenza e l’onestà, «che i partigiani ebbero ed il cui sacrificio restituì la libertà e la democrazia al paese, anche quella di andare a votare, perché prima di quella data, 71 anni fa , questa libertà non c’era», concludendo poi con la necessità e l’obbligo morale, per chi è a capo delle istituzioni , di non venir meno a questo principio.

In Sala Bison , dove gli studenti si sono ritrovati dopo un breve corteo , hanno parlato il presidente locale dell’ Anpi , Gabrio Feressin , che ha ricordato il tributo di sangue offerto dalla Resistenza della Bassa Friulana , per il riscatto civile dell’ Italia – 20mila combattenti, 2600 caduti, 7000 deportati , – «fino all’ ultimo di loro, Giulio, mosso dagli stessi ideali, per il diritto, per il lavoro, e che ha pagato con la vita questa sua coerenza». Ed ora, dice al microfono, con voce commossa: «Il governo deve trovare la verità per Giulio, lo deve a tutta la nostra comunità».

Dopo di lui ha preso la parola la staffetta partigiana Wilma Braini, classe 1928, che ha ricordato, dopo una breve infanzia, il violento passaggio all’ età adulta, dopo l’ 8 settembre, quando la gioia per la caduta di Mussolini si trasformò in terrore per l’ occupazione nazista ed il collaborazionismo dei repubblichini della Rsi. Nel silenzio più completo della sala , ha rievocato la battaglia alla stazione di Gorizia, la sua adesione alla lotta partigiana come staffetta , i duri giorni di segregazione , poi la deportazione a Bergen Belsen .

«Quando sono tornata , il 9 agosto 1945, ero l’ ultima , nessuno mi aspettava più, mi avevano data per morta. Pensate che oggi al museo del lager di Bergen Belsen c’è anche il mio certificato di morte!», ha concluso con un sorriso e tutti le hanno battuto le mani. Fuori nel Piazzale dei Tigli c’era aria di quiete, ma i tempi sono ancora quelli del dolore e della ricerca della verità per Giulio.

L’ iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Fiumicello in collaborazione con le sezioni Anpi di Fiumicello e della Bassa Friulana, col Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e sociale «Leopoldo Gasparini», e col circolo Auser.