Dai piani alti della polizia negano ora che ci sia un nesso con l’inchiesta avviata dalla magistratura per fare luce sulla catena di comando di gestione dell’ordine pubblico durante i cortei di venerdì scorso a Pisa e Firenze. Ma a pochi giorni dalle manganellate sui minorenni che manifestavano, e dopo l’intervento del presidente Sergio Mattarella, ieri la dirigente del Reparto mobile di Firenze Silvia Conti è stata trasferita ad altro incarico. L’avvicendamento al vertice diventa operativo oggi stesso anche se fonti del Viminale negano che Silvia Conti abbia avuto un ruolo operativo nella piazza di Firenze, perché, spiegano, il compito di un dirigente del reparto mobile è quello di organizzare uomini e mezzi in sede e inviarli sul luogo della manifestazione. Dove, poi, sarà un funzionario della questura locale a gestire l’ordine pubblico e le squadre. Certo, però, la scelta degli agenti da inviare sul posto non è affatto neutra.

CHISSÀ SE QUALCHE dettaglio in più verrà fuori oggi dall’informativa urgente che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi leggerà in Aula alla Camera alle 11 e al Senato nel pomeriggio. Se lo augura il sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Io mi aspetto che faccia chiarezza su tutta la catena di comando, perché ci deve essere chiarezza su chi ha dato i comandi, come sono stati eseguiti, chi li ha eseguiti», ha detto su La7 sottolineando che «quello che mi colpisce è il silenzio assordante della presidente Meloni dopo le dichiarazioni di Mattarella, perché le forze dell’ordine rispondono al governo».

ANCHE IL CONSIGLIO regionale della Toscana, dopo un lungo dibattito dedicato ai fatti di Pisa e Firenze, ieri ha approvato a maggioranza una mozione sottoscritta da Iv, Pd e M5S che «esprime ferma condanna per il grave atto accaduto» e impegna la Giunta regionale «ad attivarsi nei confronti del governo e del ministero dell’Interno affinché sia fatta in tempi rapidi chiarezza». È stata invece respinta la mozione del centrodestra (Fd’I, Lega e FI) che ribadiva «il diritto a manifestare le proprie idee per tutti» «all’interno di una cornice di legalità» e esprimeva «vicinanza a quegli studenti che manifestavano pacificamente» e alle forze dell’ordine che sono state oggetto «di insulti, minacce, sputi e provocazioni in particolar modo da elementi esterni alla comunità studentesca pur presenti nel corteo». Parole alle quali ha risposto la consigliera M5S, Silvia Noferi: «Avranno pure preso degli sputi, ma io dico che forse se li sono anche meritati. C’è una bella differenza fra uno sputo e una manganellata», ha detto richiamata dal presidente di seduta. La destra ha protestato duramente per tutto il giorno , per quelle parole.

CHIAMANO INVECE in causa il ministro dell’Istruzione, i 75 dirigenti scolastici siciliani che hanno scritto una lettera a Giuseppe Valditara, al direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale e a tutte le scuole dell’isola chiedendo «alle Istituzioni che rappresentiamo e che ci rappresentano un chiaro segnale di distanza e condanna di quanto avvenuto ristabilendo, con fermezza e determinazione, l’importanza e la necessità per le nostre ragazze e ragazzi di avere la certezza di poter liberamente e in sicurezza esprimere il proprio pensiero anche nella forma coraggiosa del dissenso».

VEDREMO NEI PROSSIMI giorni se, come dice Raffaele Nevi, portavoce di FI, è un’insinuazione «indegna» «affermare che le cariche siano state ordinate dal governo». Le occasioni non mancheranno: già questa mattina a Roma si svolgerà un presidio di studenti davanti al Ministero dell’Istruzione, in Viale Trastevere, «per mandare un segnale forte: rifiutiamo – dicono gli organizzatori – un modello di istruzione e di società punitivo e sanzionatorio; crediamo in una scuola e in un Paese democratici, non autoritari». Tra i partecipanti ci saranno Flc Cgil, Arci, Actionaid, Udu, Rete studenti Medi, Link Coordinamento universitario e Legambiente.