Il primo politico a dire le cose come stanno, senza peli sulla lingua, dopo l’ennesima giornata di fuoco in tutto il Mezzogiorno, è stato il sindaco di Messina Renato Accorinti: «L’autocombustione non esiste, abbiamo la certezza che dietro questi atti ci sia la mano dell’uomo, che causa danni irreparabili con rischi incalcolabili». Le fiamme sono arrivate a minacciare alcuni quartieri della città provocando l’evacuazione di alcune facoltà universitarie nel rione Annunziata, ma gli effetti più gravi rischiano di vedersi a estate finita: gli esperti denunciano il rischio del dissesto idrogeologico, con frane e smottamenti alle prime piogge e temporali autunnali.
Il capo della Protezione civile sicilina Calogero Foti non è andato per il sottile: «Quest’anno è tutto molto più grave dei precedenti. Sono criminali che stanno mettendo a repentaglio alcune comunità. Si tratta di veri e propri atti delinquenziali di persone che scientificamente danneggiano il territorio. Si deve fare una ricerca seria di questi criminali e agire con forza. Invito la popolazione che fa da sentinella nel territorio a denunciare se vedono qualcuno appiccare un incendio».

Il clima cambia, dunque, gli eventi estremi si ripetono, mezza Italia annaspa al caldo e nella siccità, la desertificazione avanza e gli esseri umani fanno del loro meglio per aggravare la situazione. Quella di ieri è stata un’altra giornata campale: dalla Sicilia al Gargano si sono contati centinaia di roghi. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha fatto sapere che nella capitale gli incendi sono quadruplicati, mentre sul Vesuvio si è creato un fronte di fuoco di due chilometri che ha minacciato diversi comuni, provocando allarmi ed evacuazione di abitazioni.
La Coldiretti siciliana ha stilato un primo bilancio: almeno duemila ettari di uliveti e vigneti distrutti; devastato uno dei polmoni verdi più suggestivi e importanti dell’isola, con ampie aree di pineta che non esistono più. Si parla di milioni di euro di danni. «Quello che sta succedendo è il disastro più grave degli ultimi anni, un vero e proprio olocausto della biodiversità». Il fuoco «sta provocando una catastrofe. Qui siamo in presenza di un vero e proprio piano criminale che va fermato anche con l’esercito. Chiediamo interventi massicci di controllo nelle aree a rischio e tolleranza zero nei confronti dei piromani che stanno mettendo in ginocchio un intera regione», ha commenta il presidente Francesco Ferreri, che ha denunciato la mancanza di «una politica di prevenzione che deve essere fatta d’inverno e non quando la tragedia è in corso».

Analogo allarme in Campania, ridiventata terra dei fuochi ma per altri motivi, dove per fare una stima dei danni bisognerà attendere che l’incendio vesuviano sia domato. «Sono gli uomini che bruciano il Vesuvio, da giorni e giorni. Fiamme e roghi in tante altre parti del territorio. Troppo grande è il divario tra il dramma e gli interventi finora messi in campo. È necessario un forte e coordinato impegno nazionale, da subito e per tutta l’estate», ha scritto l’ex presidente della Regione Antonio Bassolino su Facebook. Per il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola «vanno individuati gli interessi che muovono queste azioni e va auspicata un’attività investigativa idonea ad identificare i responsabili».

Nessuno dubita del fatto che dietro i roghi ci sia la mano umana. Cosa ci sia dietro, semplice vandalismo, atti emulativi o ben più concreti interessi speculativi, è tema che ogni anno puntualmente viene dibattuto senza che si arrivi mai a una comprensione definitiva del fenomeno.