Un urlo di donna, il silenzio e poi i boati degli spari: Mosca sanguina di nuovo. Un commando di assalitori ha fatto irruzione alle 19 italiane nella grande sala da concerti Crocus City Hall di Krasnogorsk, zona periferica a ovest del centro di Mosca. Mentre chiudiamo il giornale il bilancio è di almeno 40 morti e 100 feriti, ma secondo fonti non confermate dei servizi d’emergenza, le vittime potrebbero essere anche più di 140: due terzi dell’edificio sono in fiamme e almeno 3 squadre di reparti speciali hanno fatto irruzione per scovare eventuali assalitori rimasti.

Aggiornamento delle 12 del 23 marzo 2024: secondo i media russi, le vittime accertate sono almeno 115, tra cui 3 bambini, e i feriti 121 ma il bilancio è ancora provvisorio. Arrestate 11 persone

Mosca è blindata, le stazioni della metro controllate dall’esercito, la polizia ha circondato una vasta area intorno a Krasnogorsk per controllare tutte le auto in uscita, dall’alto gli elicotteri e le eliambulanze sorvolavano l’area. Stazioni dei treni e aeroporti sono in allerta massima. Il piano Zarya è stato attuato nella capitale russa e «tutto il personale militare e di polizia, inclusi gli agenti in ferie, devono presentarsi entro un’ora nei punti stabiliti, armati».

Intanto il tetto del Crocus, che ricopre un’area di 13mila mq, ha bruciato per ore e alcune sue parti hanno iniziato a crollare mentre nel cielo di Mosca incombeva un inquietante bagliore. I visitatori sono stati evacuati da tutti i centri commerciali della capitale i quali sono stati chiusi.

FUORI DAL CROCUS l’auto, o una delle auto, usate dal commando sembra sia stata identificata e la polizia ha subito circondato l’area per paura che potesse trattarsi di una trappola esplosiva. Le autorità hanno dichiarato all’agenzia russa Tass che l’azione potrebbe essere stata effettuata da un gruppo di 4 o 5 uomini.

Alcuni dei testimoni oculari riferiscono di «lunghe barbe nere», che si tratti di suggestione o di realtà il richiamo al passato recente russo è spaventoso. Ancora un teatro, ancora Mosca, solo che stavolta c’è la guerra in corso in Ucraina e le minacce reciproche di escalation con l’Occidente.

Quasi subito la rete è stata invasa dai video del luogo dell’attentato. Secondo gli organizzatori all’incirca 6mila biglietti erano stati venduti per l’evento di ieri sera. Sul palco principale erano attesi i Picnic, una band rock molto famosa attiva fin dalla fine degli anni ’70 e durante la serata si erano svolti anche piccoli eventi di accompagnamento.

Stavolta però non è stato come al teatro Dubrovka nel 2002, nessuno si è asserragliato nella sala blindata minacciando di morte i presenti. Si è trattato di una mattanza immediata. Uomini di corsa che sparavano a chiunque incontrassero sul loro cammino con pesanti fucili automatici. Uno dei video riprende dall’alto un angolo di muro nel quale si erano ammassate diverse persone. Dopo qualche secondo si capisce che scappavano da uno degli assalitori che si ferma a qualche metro e inizia a sparare nel mucchio a sangue freddo e con perfetta postura militare.

In virtù di queste prime testimonianze sembra che si tratti di gruppi di professionisti, magari con anni di addestramento, e in Russia queste ipotesi nella notte si sono orientate solo su due alternative: ceceni o ucraini. Miracolosamente qualcuno dei bersagli dopo l’esecuzione appare ancora vivo.

Fuori dalla sala concerti le vetrine sfondate e gli uomini di guardia morti a terra. Secondo le prime ricostruzioni questi ultimi non erano armati ma avevano in dotazione solo degli sfollagente. A poca distanza dall’ingresso un cavalcavia bianco che sovrasta una larga autostrada è percorso da centinaia di persone in fuga disordinata. Si parla di un’utilitaria bianca in fuga, poi di un minivan con targa ucraina ispezionato dagli artificieri e iniziano le accuse.

IL PRIMO è l’ex presidente e vice del Consiglio di Sicurezza russo, Medvedev: «Se si stabilisce che si tratta di terroristi del regime di Kiev, è impossibile trattare in modo diverso loro e i loro ispiratori ideologici. Morte per morte». Gli fa eco il senatore Bondarev che dichiara alle agenzie di considerare quanto accaduto al municipio di Crocus un attacco terroristico condotto dall’Ucraina.

I canali Telegram russi si riempiono di schermate di canali ucraini che ironizzano sull’accaduto o commentano sulla falsariga della legge del taglione. Il consigliere del presidente Zelensky, Podolyak, in un video dichiara che «l’Ucraina non ha nulla a che vedere» con quanto accaduto al Crocus.

Contemporaneamente torna alla memoria l’allerta diramata dai diplomatici Usa poco prima delle elezioni della settimana scorsa: «L’ambasciata di Mosca sta monitorando rapporti secondo i quali degli estremisti hanno piani imminenti per colpire grandi assembramenti in città, inclusi i concerti» e poi l’invito ai cittadini statunitensi a evitare tali eventi per almeno 48 ore.

Anche Londra aveva diffuso un allerta simile ai propri connazionali. «Se Usa e Gb sapevano» è stata la prima reazione della portavoce del ministero degli Esteri russo Zakharova, «avrebbero dovuto immediatamente trasmetterci le informazioni».

Ma Washington ha, ovviamente, risposto di non avere alcuna informazione, prima di aggiungere che «l’Ucraina non è coinvolta». Un po’ troppo in fretta forse, perché subito il Cremlino ha risposto che «gli Usa non hanno alcun diritto di assegnare indulgenze a nessuno». Mentre nelle strade di Mosca era scattata la caccia ai colpevoli, su internet andava avanti quella ai mandanti. E in nottata l’Isis ha rivendicato l’attentato.