Carri armati nelle strade di Khartoum, musica patriottica alla radio di stato e decine di arresti ieri in Sudan, a seguito di un tentativo fallito di colpo di stato attribuito dal governo di transizione a membri della “Fratellanza musulmana”, l’alleanza che riunisce i lealisti dell’ex presidente deposto Omar al Bashir.

A guidare il fallito golpe, orchestrato «all’interno e all’esterno delle forze armate», come ha riferito ieri il premier Abdalla Hamdok, sarebbe stato il generale Abdel Baki Bakrawi. Hamdok punta quindi il dito sui «superstiti della caduta del defunto regime». E ribadisce che la situazione è «sotto controllo»: l’esercito avrebbe arrestato gli ufficiali arrivati nella capitale «a bordo di mezzi blindati dalle regioni di Wadi Sidna e Omdurman».

Hamdok inquadra nella stessa strategia golpista anche i disordini scoppiati nei giorni scorsi a Port Sudan e il sabotaggio della produzione petrolifera, opera secondo lui di chi vorrebbe «interrompere la transizione democratica civile». Quanto accaduto, ha detto, «indica chiaramente la necessità di riformare le istituzioni di sicurezza e militari e richiede una revisione completa dell’esperienza di transizione in piena trasparenza».