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Ex agente della Cia estradata in Italia

Ex agente della Cia estradata in Italia

Caso Abu Omar Sabrina de Sousa, uno dei ventitre 007 americani condannati per il sequestro di Abu Omar avvenuto a Milano nel 2003, a giorni dovrebbe essere trasferita in un carcere italiano Sarebbe l'unico agente segreto condannata a scontare la pena, tre suoi colleghi sono stati graziati dalla presidenza della Repubblica e gli altri non sono mai rientrati in Italia. Il caso potrebbe anche finire sulla scrivania del presidente Donald Trump

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 23 febbraio 2017

La Casa bianca si è detta «profondamente delusa» a seguito della vicenda dell’ex agente della Cia Sabrina de Sousa che dovrebbe essere estradata in Italia nei prossimi giorni per scontare una pena di quattro anni per aver partecipato al sequestro di Abu Omar avvenuto davanti alla moschea di viale Jenner, a Milano, il 17 febbraio 2003.
Non vorremmo essere nei panni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale, in linea con il suo predecessore Napolitano, ha già graziato nel 2015 altri due ex agenti della Cia su «suggerimento» di Obama

Se l’estradizione dovesse avvenire, Sabrina De Sousa sarebbe l’unica agente condannata a scontare la pena per la “rendition” dell’ex imam di Milano, perché gli altri ventidue 007 non sono mai rientrati in Italia e tre di loro sono stati graziati dal Quirinale (Joseph Romano, Robert Seldon Lady e Betnie Medero).

La procura generale di Milano, in ogni caso, non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal Portogallo, dove l’ex agente della Cia si trova reclusa dal mese di ottobre del 2015. Già a gennaio la rete americana Fox News aveva annunciato l’imminente trasferimento dell’ex 007, notizia poi smentita da fonti istituzionali italiane. La donna, 61 anni, ha un doppio passaporto portoghese e americano ed è stata arrestata in seguito ad un mandato di arresto internazionale spiccato dopo la sua condanna in Italia. Il suo trasferimento a Roma dovrebbe avvenire in seguito al respingimento del ricorso contro l’estradizione da parte della Corte suprema portoghese, come ha spiegato il suo avvocato italiano Dario Bolognesi. In Italia Sabrina De Sousa potrà fare richiesta di semi-libertà e scontare i quattro anni di pena ai servizi sociali. L’avvocato ha anche intenzione di contattare il ministero della Giustizia affinché valuti una richiesta di grazia.

Il caso internazionale – l’unico atto criminoso compiuto nei pressi della moschea più chiacchierata d’Italia – riguarda il sequestro dell’imam Abu Omar e il suo trasferimento in Egitto, dove è stato imprigionato e torturato perché sospettato di terrorismo. Secondo l’inchiesta della Procura di Milano, De Sousa partecipò alla “rendition” dell’imam insieme ad altri 22 agenti della Cia, tutti condannati in via definitiva. Mentre l’ex numero uno del Sismi Nicolò Pollari, il capo del controspionaggio Marco Mancini e l’allora maresciallo del Ros Luciano Pironi si erano sottratti al giudizio opponendo il segreto di Stato, confermato da diversi governi (di centrosinistra e di centrodestra). La donna 14 anni fa rivestiva il ruolo di copertura di funzionaria dell’ambasciata americana e si è sempre difesa definendosi un “capro espiatorio”. L’operazione, secondo De Sousa – che intende anche presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti umani – era stata autorizzata da Washington e lei non era responsabile della pianificazione. I suoi appelli fino ad ora non sono stati ascoltati dalla Casa Bianca, ma a Washington oggi è tutta un’altra storia.

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