L’Assemblea generale dell’Onu ha determinato che la Palestina è «qualificata» per presentare richiesta di ammissione come membro delle Nazioni unite, e ha raccomandato al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione». I voti sono stati 143 a favore, 9 contrari, tra cui Usa ed Israele, e 25 astensioni, tra le quali quelle di Italia e Ucraina,

DAL 2012 la Palestina è uno stato osservatore dell’Onu, con un effetto soprattutto simbolico che ha consentito comunque la partecipazione ai dibattiti delle Nazioni unite. Con la nuova risoluzione l’Assemblea generale ha attribuito alla Palestina nuovi «diritti e privilegi» all’interno dell’Onu.

Anche questa nuova risoluzione ha un valore più simbolico che effettivo, ma con qualche spazio di azione maggiore.
La Palestina continuerà a non poter votare le risoluzioni discusse dall’Assemblea generale, ma potrà proporre dei temi da dibattere, i suoi rappresentanti potranno partecipare alle discussioni su tutti gli argomenti e non solo a quelli legati al Medio Oriente, e prendere parte alle conferenze e ai dibattiti organizzati dalle Nazioni unite. La risoluzione ha naturalmente fatto infuriare la rappresentanza israeliana. «Avete aperto le Nazioni unite ai nazisti moderni – ha detto l’ambasciatore israeliano all’’nu Gilad Erdan – Questo giorno sarà ricordato con infamia». Erdan ha parlato di uno «stato terrorista palestinese» che sarebbe guidato «dall’Hitler dei nostri tempi. State facendo a pezzi la Carta Onu con le vostre mani. Vergognatevi», ha detto passando alcune pagine del documento in un tritacarte.

EPPURE non ci sarebbe molto di cui preoccuparsi visto che sicuramente gli Usa si serviranno del proprio veto al Consiglio di sicurezza per bloccare la questione caldeggiata dall’Assemblea .
Durante il dibattito il portavoce della missione Usa all’Onu, Nate Evans, ha dichiarato che «L’Autorità palestinese attualmente non soddisfa i criteri per l’adesione previsti dalla Carta delle Nazioni unite. Il presidente Biden è stato chiaro sul fatto che una pace sostenibile nella regione può essere raggiunta solo attraverso una soluzione a due stati», ma «resta l’opinione degli Usa che le misure unilaterali, all’Onu e sul campo, non porteranno avanti questo obiettivo». Inoltre, ha sottolineato Evans «la bozza non altera lo status della Palestina di ‘osservatore non membro’». Gli Usa hanno giustificato la propria posizione sostenendo inoltre che «l’adozione di questa risoluzione non porterà un cambiamento tangibile per i palestinesi. Non metterà fine ai combattimenti a Gaza né fornirà cibo, medicine e riparo ai civili. È qui che si concentrano gli sforzi degli Stati uniti: ottenere un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, continuando a fornire aiuti ai civili di Gaza».

Di sicuro il popolo palestinese non riceverebbe danni dall’approvazione di questa risoluzione il cui risultato sembra già scritto, ma la determinazione dell’Assemblea generale è comunque un passo avanti in un momento in cui i rapporti fraUsa ed Israele sono molto tesi, con Biden che ha minacciato di interrompere le forniture di armi se Netanyahu inizierà l’offensiva a Rafah: «Attaccare Rafah – ha detto – non sconfiggerà Hamas».

«SE DOBBIAMO restare da soli, resteremo da soli», ha dichiarato in risposta Netanyahu, lasciando Biden tra due fuochi: non apparire complice dei bombardamenti israeliani che hanno già fatto decine di migliaia di vittime palestinesi, e allo stesso tempo non dare l’impressione di abbandonare il suo alleato di lunga data. Con la sua base democratica ebraica che spinge in entrambe le direzioni.