La certezza che emerge dalla segreteria Pd di ieri è che Elly Schlen sarà candidata alle europee, ma non da capolista. La segretaria ha spiegato il suo schema che prevede capilista civici, e lei dietro a dare una mano: come terza nelle circoscrizioni dove ci sarà una donna capolista, come il Nordovest (Cecilia Strada) e il Sud (Lucia Annunziata). Numero due dove ci sarà un uomo, come il centro (il nome più gettonato è l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, ma non è ancora sicuro) o forse il Nordest, dove Stefano Bonaccini non ha rinunciato all’idea di guidare la lista, ma potrebbe dover essere secondo dietro alla responsabile Ambiente del Pd Annalisa Corrado, molto vicina a Schlein. Di certo il sindaco uscente di Bari Antonio Decaro, nel mirino delle destre, sarà il numero due al Sud, come annunciato ieri da Schlein a Piazzapulita su La7: «Uno dei migliori sindaci d’Italia».

IL PUZZLE DUNQUE SI VA componendo, con Schlein che punta molto sugli esterni e sul proprio nome in lista. Ieri durante la riunione al Nazareno lo schema è stato illustrato dal responsabile organizzativo Igor Taruffi, che ha anche la delega sulle liste. Fonti del partito a metà pomeriggio hanno fatto sapere che i membri della segreteria «hanno chiesto a Schlein di candidarsi alle europee», pur con «varie sfumature». «Lei ne ha preso atto e ci ragionerà».

IN REALTÀ, SECONDO QUANTO raccontano vari partecipanti, nessuno avrebbe chiesto alla leader di farlo. Al limite non ci sono stati pareri negativi, come poteva essere visto che nei mesi scorsi, da Prodi in giù, in tanti le avevano chiesto pubblicamente di rinunciare all’idea. Lo schema proposto ha sollevato molti dubbi, sia nella sinistra interna che nell’area Bonaccini: che hanno paventato il rischio che, tra la leader e i civici, a farne le spese potrebbero essere proprio i candidati del Pd, in particolare i tanti europarlamentari uscenti. In particolare le donne, che potrebbero rimanere a secco di preferenze a beneficio della leader e della capolista civiche.

Il capogruppo Brando Benifei, in particolare, ha chiesto «un bilanciamento» tra apertura alla società civile e «valorizzazione» delle risorse interne al partito. Una preoccupazione condivisa da Peppe Provenzanno e Marco Sarracino, che hanno chiesto di non penalizzare i candidati e le candidate dem. Provenzano avrebbe anche avvertito del rischio di candidare civici che poi, una volta a Bruxelles, potrebbero votare in difformità dalla linea del partito, ad esempio sulle guerre. E tutti hanno pensato a Tarquinio, di cui sono note le posizioni pacifiste sull’Ucraina, in sintonia con quelle del Vaticano.

LA MINORANZA RIFORMISTA, che in segreteria è rappresentata da Alessandro Alfieri e Davide Baruffi ha fatto sapere che «il confronto è ancora aperto. Sono state espresse delle preoccupazioni in merito alle candidature civiche come capolista che penalizzerebbero la classe dirigente del Pd». Riguardo a Schlein, «sono state espresse perplessità in merito alla posizione che occuperebbe in lista, che rischierebbe di penalizzare le candidature femminili».

Di fatto, la minoranza ha chiesto a Schlein di correre da capolista, e di fare lo stesso con Bonaccini, presidente del partito. Ma la leader, dopo aver ascoltato tutte le voci, sembra intenzionata a tirare dritto per la sua strada. Ai perplessi ha detto: «Quando io rinuncerò al seggio questo farà scattare degli eletti che saranno tutti del partito, a partire dalle donne».

PER ORA, I NOMI CERTI in squadra sono Benifei come secondo nel Nordovest, dove correranno anche Giorgio Gori e Emanuele Fiano. Nella stessa circoscrizione, molto affollata, tornerà in lista Irene Tinagli. A Nordest prevista la riconferma di Elisabetta Gualmini, in forse Alessandra Moretti. Nel centro si contenderano un seggio Nicola Zingaretti e i sindaci uscenti di Firenze e Pesaro Dario Nardella e Matteo Ricci, oltre ad Alessia Morani e Camilla Laureti, l’unica eurodeputata in carica che ha sostenuto Schlein al congresso. A sud, oltre a Annunziata e Decaro ci sarà anche l’uscente Pina Picierno. Nelle isole sarà riconfermato il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, con Schlein al secondo posto.

«Stiamo costruendo una squadra che metta insieme un’apertura verso la società civile e le più solide figure di partito», ha detto Schlein a La7. Su se stessa ha usato prudenza: «Ci sto riflettendo, ma prima voglio chiudere la squadra. La leader si spenderà in ogni caso in tutte le campagne elettorali». I dem devono concentrarsi , secondo Schlein, «sui temi e non sul dibattito sui nomi», a partire da sanità e salario minimo. «L’avversario è la destra, che penalizza i più poveri e monopolizza l’informazione, come dimostra anche il caso dell’Agi». A Conte manda un messaggio di pace: «C’è un buon rapporto, si sta ricostruendo un rapporto di fiducia anche se permangono le differenze. Bisogna costruire un’alternativa a Meloni e il Pd da solo non basta».