«La politica degli ingressi legali non è una priorità in questo momento». Risuonano ancora le parole che il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas usò per annunciare la proposta di modifica dei regolamenti in materia di immigrazione: il nuovo Patto europeo migrazione e asilo. Quelle parole illustravano una strategia politica di chiusura e contenimento di un’immigrazione considerata sempre più come problema e trattata ancora come perenne emergenza.

Quella proposta, che allora era acerba ma già chiara nelle intenzioni, è diventata una riforma che l’europarlamento approverà il prossimo 11 aprile. Oltre a essere una sconfitta sul piano della democrazia europea, visto il forte condizionamento dei negoziati da parte del Consiglio, il Patto rischia di tradursi in un quadro giuridico disfunzionale, costoso e crudele che causerà maggiore sofferenza alle persone in cerca di protezione e violerà i principi su cui si basa il diritto Ue.

La riforma sistematizza un’azione di contenimento disumana e la abbina a un efficace meccanismo di respingimento. Le procedure di frontiera sono implementate per limitare il diritto d’asilo e il sistema d’accoglienza diviene strumento di sorveglianza e controllo attraverso l’uso indiscriminato della detenzione amministrativa e dei respingimenti sommari verso paesi terzi insicuri.

Una rappresentanza della «Road map per il diritto d’asilo e la libertà di movimento», percorso di consultazione dal basso che sta attraversando l’Italia da oltre sei mesi per delineare un orizzonte alternativo alle proposte Ue, è arrivata ieri a Bruxelles su invito degli europarlamentari del gruppo S&D Brando Benifei e Pietro Bartolo. Nell’iniziativa pubblica ha posto la domanda che desta maggiori preoccupazioni: le nuove strategie europee vogliono creare, sulle ceneri del sistema di accoglienza, un modello generalizzato di contenimento e detenzione?

Noi pensiamo di sì e infatti abbiamo lanciato una sfida ai parlamentari invitandoli a non votare il Patto. Abbiamo piuttosto bisogno di un sistema di asilo e accoglienza equo ed efficace, di un meccanismo funzionante di solidarietà e condivisione delle responsabilità, di percorsi legali e sicuri per le persone in cerca di protezione, istruzione e lavoro.

Temi che abbiamo affrontato in una lettera aperta rivolta ai deputati con la quale diciamo a chiare lettere che qualsiasi riforma della politica di asilo e migrazione deve mettere al centro le persone ed essere guidata dai valori europei di dignità, solidarietà e libertà. Crediamo che in questo momento la pressione della società civile sia importante perché resta l’unico modo per invertire la tendenza, verso politiche umane e rispettose dei diritti.

Il nostro ruolo di attiviste, operatrici, membri di comunità locali, con o senza background migratorio, può e deve costruire proposte: per questo invitiamo tutte e tutti il 4 maggio a Bologna al termine della «Road map» che nel frattempo avrà attivato processi di consultazione in venti città italiane. Il meeting nazionale nella capitale emiliana aprirà un doveroso confronto con le forze politiche candidate alle elezioni europee. Il nostro compito sarà chiedere loro impegni chiari. Il loro compito sarà schierarsi, indicando da quale parte vogliono stare una volta eletti.

* L’autrice fa parte del Forum Per cambiare l’ordine delle cose. L’organizzazione – insieme a Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Rivolti ai Balcani, Europasilo, Italy must act, Refugees Welcome Italia, Mediterranea Saving Humans, Recosol e Stop Border Violence – promuove la Road Map e la lettera agli eurodeputati