A partire dall’ascesa al potere nel 2018 il premier etiope Abyi Ahmed ha messo in atto attraverso il suo Prosperity Party quello che in Occidente chiamiamo spoil system (far girare le poltrone), così tutte le cariche assegnate in precedenza dal Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray) sono saltate.

Ma in Etiopia (è in Africa) c’è di più, con una sovrapposizione tra Tplf partito e appartenenza etnica. Ne è derivata così una sostanziale rimozione di tutti i tigrini dai ruoli chiave dell’amministrazione e non solo. Una situazione che con la recente guerra nel Tigray si è ulteriormente complicata.

A parte i casi più clamorosi come l’amministratore delegato della Ethiopian Airlines Tewolde GebreMariam arrestato per presunti legami con il Tplf, molti tigrini che vivono nella capitale e in altre parti dell’Etiopia si sentono trattati come sospetti criminali e ritengono di subire discriminazioni, molestie e abusi da parte di funzionari governativi.

Il procuratore generale dell’Etiopia, Gedion Timothewos, ha riconosciuto che vi sono state situazioni in cui le forze dell’ordine «hanno agito in modo non conforme. Ma il governo – ha proseguito – prende molto sul serio la questione della definizione etnica dei profili e istituirà una linea telefonica per denunciare gli abusi».

Intanto il primo ministro Abiy Ahmed ha visitato il 13 dicembre il capoluogo tigrino Makallè per la prima volta dall’inizio del conflitto armato, incontrando i rappresentanti della una nuova amministrazione locale e i comandanti delle forze armate federali, che resterebbero impegnati nel Tigray per perseguire la «cricca criminale» del Tplf. Sempre domenica c’è stata la visita del primo ministro sudanese Abdalla Hamdok per sostenere quello che potremmo definire un cessate il fuoco nel Tigray, a cui il governo etiope ha risposto che non ve n’era necessità perché i combattimenti erano già finiti.

Hamdok ha proposto di organizzare un incontro urgente tra i Paesi dell’Africa orientale afferenti all’Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo) per risolvere la crisi. Secondo alcuni analisti intervistati dalla Reuters il Sudan potrebbe usare il suo controllo sui principali valichi di frontiera come leva per spingere entrambe le parti al dialogo. La visita del primo ministro sudanese ,della durata prevista di due giorni, è durata solo poche ore.

Sul piano militare continuano i combattimenti nelle zone di Ala’isa, Hagere Selam, e i bombardamenti a tappeto dell’esercito federale intorno a Tembien (nota per la battaglia del 1936 tra le truppe del generale Badoglio e gli abissini di ras Cassa), dove si ritiene possa trovarsi il leader del Tplf Debretsion Gebremichael.
A Makallè sono state ripristinate le comunicazioni telefoniche, ma nel Tigray buona parte del territorio risulta ancora isolato.