Alla ha 18 anni. È arrivata dalla repubblica del Daghestan a Mosca per studiare pedagogia. Prima di tutto si è cercata un lavoro: non è difficile trovarlo se ti sai accontentare di un salario di 420 euro al mese per 40 ore settimanali come impiegata in una società di logistica. «Guadagno un po’ di più della media perché lavoro “in busta”» dove in busta significa a nero da queste parti, ci dice la ragazza.

Lei come tanti altri giovani si pagano così gli studi in una città dove la vita costa come a Roma. Del resto le statistiche ufficiali parlano chiaro: secondo i dati forniti dall’ufficio statistico del comune di Mosca la disoccupazione nella capitale è ferma al 1,2% e la media di tempo per trovare un lavoro non specializzato non supera la settimana.

Si entra presto nel mondo del lavoro qui. Finite le scuole primarie e non potendo proseguire gli studi, le porte per diventare operaio, cameriere, commessa sono spalancate. I salari vanno dai 300 ai 500 euro a seconda se si accettano i turni, il lavoro nelle festività o i notturni. In alcuni casi parte dello stipendio è a cottimo.

«Ho un fisso di 20 euro al giorno lavorato, se supero i 20 clienti scattano i premi, a volte arrivo a 30 euro al giorno – racconta Svetlana parrucchiera da cinque anni. – Come vivo a Mosca? Bene. a Kaluga dove sono nata gli stupendi non superano i 200 euro. E poi nella capitale ci sono tante possibilità in più».

Le scuole superiori e l’università a Mosca sono in linea di massima a pagamento. Salato. Per studiare alla prestigiosa università Lomonosov ci vogliono minimo 4-5mila euro. E non c’è progressività sulle tasse universitarie.

Esiste però qualche «residuo» sovietico: chi ottiene il massimo dei voti, è invalido o orfano può studiare gratuitamente e riceve un piccolo stipendio di 150-200 euro al mese. Ma anche qui nessuna progressività e quindi si possono ottenere questi vantaggi indipendentemente dalle condizioni economiche dei genitori. Insomma, scuola gratuita in questi casi anche per i figli degli oligarchi.

Per i migranti dalle repubbliche centroasitiche la musica cambia. Si tratta soprattutto di giovani uomini che lasciano a casa la famiglia. E da quando il mercato immobiliare a Mosca si è fermato, si entra spesso «nell’universo Yandex». Il gigante fondato da Arkady Volozh nacque come motore di ricerca nel 1997 e per anni è stato più utilizzato dai russi di Google.

Poi si è allargato a un’ampia sfera di servizi: taxi low-cost, consegne con delivery ma anche yandex-money per prestiti su misura e altro ancora. Dal 2011 Yandex è quotata a Wall Street e fattura oltre 1,5 miliardi di dollari. Molti migranti acquistano il taxi a credito.

«Lavoro 14-16 ore al giorno, sette giorni la settimana. Il 30% del fatturato delle mie corse se lo prende Yandex», racconta Aalmazbek, 22 anni compiuti di poco. Al netto guadagna 2mila euro al mese di cui 700 vanno per pagare la macchina. Per i meno fortunati (chi non ha un piccolo capitale per l’anticipo per acquistare il taxi) c’è il lavoro di delivery sempre per Yandex. Che dato il clima di Mosca avviene perlopiù a piedi o in metrò. Un euro netto a consegna e arrivare a 15 euro al giorno è durissima.

Mosca è comunque una città di straordinarie attrazioni e interesse per il tempo libero. Moltissimi i teatri e le mostre che i giovani amano frequentare, molto di più dei loro omologhi italiani. «È un “residuo sovietico” l’interesse dei giovavi per la cultura», spiega Alexey Gusev docente universitario alla Lomonosov.

Se si eccettua il teatro di opera e balletto Bolscioy che ha prezzi inaccessibili per il russo medio, in qualsiasi teatro si incontrano sempre molti giovani e giovanissimi. Secondo la rivista Expert i giovani russi leggono 12 libri l’anno (contro il misero libro dei ragazzi italiani) anche se il 77% lo prende in prestito in biblioteca perché considera i prezzi dei volumi troppo alti per le sue tasche.

Ingresso nel mondo del lavoro in giovane età e alto livello culturale medio misurano anche l’approccio della gioventù moscovita alla politica. Se la spoliticizzazione resta il tratto dominante anche tra i giovani, la minoranza che se ne occupa lo fa in modo selettivo.

In un’inchiesta recentemente pubblicata da Kommersant è risultato che i giovani delle grandi città della Federazione per il 80% si informano su come va il mondo attraverso internet. Scarso invece l’interesse per la tv che «tende a dare una informazione tutta di “regime”».

E quindi i giovani quando si mobilitano – come nel caso recente dell’arresto del reporter Ivan Golunov – lo fanno su obiettivi chiari e concreti. «Chi va alle manifestazioni rischia gli arresti amministrativi per 15 o 30 giorni e non si mobilita per obiettivi vaghi o generalisti come il buco dell’ozono», conclude il professor Gusev.