Accasciato al suolo, privo di sensi. Attimi, anzi minuti di terrore intorno a Christian Eriksen, 29enne centrocampista della Danimarca e dell’Inter, vittima di un malore durante l’esordio della sua nazionale con la Finlandia a Euro 2021 ieri. Un’immagine terribile. Eriksen verso la fine del primo tempo che barcolla andando incontro al pallone senza aver subito alcun tipo di colpo di gioco, poi disteso a terra, incosciente. E subito coperto dai compagni di squadra, schierati come una specie di cordone di sicurezza, a proteggere la sua privacy. Gli stessi calciatori che, tra lacrime e sgomento, hanno allertato per l’intervento dei sanitari.

LO STADIO di nuovo invaso dai tifosi, tornava muto: il massaggio cardiaco praticato subito al danese, che durava tanto, mentre la compagna, Sabine Kvist Jensen, accorreva sul prato, abbracciata dal capitano della Danimarca, il difensore del Milan Simon Kjaer. Dopo il massaggio cardiaco, il calciatore è stato trasportato negli spogliatoi protetto da un telo e sul web è iniziata a circolare la foto di Eriksen con la mascherina, sotto ossigeno, ma in apparenza vigile, presente a se stesso. Il primo segnale positivo all’interno di un dramma umano, personale e collettivo. Sugli spalti, il coro dei tifosi finnici gridavano il suo nome, seguiti dai danesi che scandivano il cognome. Ovviamente, la partita è stata subito sospesa, l’Uefa ha poi preso tempo per discutere con la nazionale danese e finlandese sull’opportunità di riprenderla. E sempre in una nota è arrivata la seconda notizia di Eriksen stabilizzato, in grado di respirare autonomamente, ricoverato in un ospedale di Copenhagen. A seguire, nell’attesa generale, la nota della federcalcio danese, secondo cui il calciatore era sveglio, cosciente e soprattutto fuori pericolo e sottoposto a una serie di esami. Sino alla conferma del miglioramento delle condizioni di Eriksen dalle parole del suo agente, Martin Shoots, che riferiva del suo assistito che era anche in grado di parlare.

La paura diventava sollievo. Al punto che l’Uefa, con dubbia opportunità sebbene in un tweet abbia subito segnalato che la richiesta era arrivata dai calciatori danesi su espressa volontà di Eriksen, decideva di far riprendere la partita, dopo quasi due ore dal malore del giocatore. Ma l’ingresso in campo dei danesi e dei finnici, con visi scossi, scavati, provati per l’accaduto mostra, ancora una volta, la mancanza di tempismo e delicatezza delle istituzioni del calcio.

LA VICENDA, ovviamente, ha fatto in contemporanea il giro del mondo, tra web e social, con diversi siti che hanno deciso incautamente (eufemismo) di mandare in onda, in loop, le immagini del malore di Eriksen, l’istantanea del ragazzo svenuto, della corsa disperata verso il terreno di gioco della compagna, dei pianti dei calciatori.
Nel frattempo l’Inghilterra a Londra annullava la conferenza stampa di presentazione alla sfida di oggi contro la Croazia, confermando quel sentimento di condivisione, di vicinanza di tutti gli addetti ai lavori di Euro 2021. Arrivavano i tweet delle ex squadre di Eriksen, dall’Ajax al Tottenham. E poi dall’Inter: in serie i messaggi di vicinanza di compagni di squadra all’Inter, da Hakimi a Lautaro Martinez. E poi quello di Romelu Lukaku, compagno di squadra di Eriksen all’Inter, costretto a scendere in campo due ore dopo il malore di Eriksen con la nazionale belga contro la Russia. L’Uefa aveva infatti deciso che la gara non andava posticipata, anche prima di far ripartire Danimarca-Finlandia vinta alla fine 0-1 dai finlandesi grazie a Pohjanpalo.

TRA TUTTE le reazioni del microcosmo calcio (anche da Totti e Drogba l’incoraggiamento per Eriksen) c’è da segnalare quel «Please God» di Fabrice Muamba, ex calciatore congolese, ora giornalista sportivo, che ha vissuto in passato una vicenda simile a quella di Eriksen, nove anni fa durante Bolton (la sua squadra) contro Tottenham, infarto in campo e massaggio cardiaco praticato per 78 secondi. Eriksen, Muamba, salvati dall’intervento medico, così come Iker Casillas, ex portiere del Real Madrid e Porto, colpito da infarto durante un allenamento. Mentre altri, come lo spagnolo Mariano Puerta, o il camerunense Marc-Vivien Foé, che purtroppo hanno perso la vita su un campo di calcio.