Il governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez ha dichiarato ieri pomeriggio lo stato di emergenza climatica in Spagna. In una giornata segnata dalle notizie di maltempo eccezionale che arrivavano dalle regioni orientali del paese, dove la tempesta Gloria ha causato vittime e pesanti danni, il governo si è impegnato a portare in Parlamento una legge per affrontare la crisi climatica. La legge sarà pronta per il voto entro tre mesi. A soli otto giorni dall’insediamento di quello che è il primo governo di coalizione della storia democratica di Spagna, il nuovo esecutivo mostra così il suo impegno per la decarbonizzazione del paese, puntando ai fondi Ue disposti nel Green Deal appena approvato a Strasburgo.

La dichiarazione di emergenza climatica, dal forte valore simbolico, viene accompagnata da un pacchetto di misure. Questo era quanto richiesto anche dai movimenti ecologisti, che criticano il “boom” di dichiarazioni di emergenza climatica da parte di numerosi governi, non accompagnate poi nella realtà da misure di riduzione delle emissioni di gas serra. Uno degli obiettivi principali e più ambiziosi è l’azzeramento totale delle emissioni di CO2 entro il 2050, con la promozione di un sistema di trasporti basato interamente sull’elettrico. Si punta quindi a una trasformazione del settore automobilistico, per avere entro trent’anni un parco veicoli completamente libero da emissioni. Si punta anche a una agricoltura neutra da emissioni di gas serra. Annunciata inoltre l’introduzione di misure fiscali, come lo stop ai sussidi ai combustibili fossili. Il governo, per voce della vicepresidente Teresa Ribera, ha sottolineato che l’imperativo è «fare in fretta». Anche questa è una richiesta dei movimenti per il clima, che sono scesi in piazza nella capitale spagnola soltanto un mese e mezzo fa nel grande corteo del 6 dicembre, nei giorni della Cop25. Il nuovo esecutivo dovrà rimediare anche ai passi indietro in materia di energie rinnovabili che i governi Rajoy (2011-2018), del Partido Popular, hanno fatto fare alla Spagna, rallentandone la forte crescita avviata nei primi anni Duemila.

Lo stato di emergenza climatica era stato dichiarato nelle settimane scorse dai comuni spagnoli più grandi, come Madrid e Barcellona. A Barcellona la sindaca Ada Colau ha proposto pochi giorni fa di eliminare i voli fra le due città, distanti circa 600 chilometri, visto che già esiste un collegamento rapido con il treno ad alta velocità. Questo permetterebbe di abbattere le elevate emissioni di CO2 del trasporto aereo. In questo senso un aiuto arriverà probabilmente dal treno low-cost denominato “Avlo”, che collegherà le due metropoli dal prossimo mese di aprile. L’emergenza climatica è stata dichiarata nel 2019 anche in numerosi paesi d’Europa, dal Regno Unito alla Francia. Il 28 novembre lo ha fatto a maggioranza anche il Parlamento europeo. In Italia sono numerosi i comuni che hanno approvato questa dichiarazione, mentre a livello nazionale la proposta è arrivata alla Camera ma è stata bocciata in Senato.

Ieri intanto, mentre veniva presentato il pacchetto di misure per contrastare la crisi climatica, il presidente del governo Pedro Sánchez volava in Svizzera per essere presente al World Economic Forum di Davos. Il caso ha voluto che il primo viaggio del socialista come presidente del governo europeo più a sinistra del momento fosse proprio per partecipare al meeting del capitalismo mondiale. Secondo El País, Sánchez dovrà tranquillizzare gli investitori sui piani economici dell’esecutivo, visto che ora al governo ci sono anche Podemos ed Izquierda Unida, visti con “timore” da certi ambienti finanziari. Sempre ieri intanto, il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato anche un aumento salariale del 2% per i dipendenti pubblici.