«Il cavallo che si impone sul gruppo». La frase campeggia sotto due cavalli neri e il logo di Tesla, sul menù speciale da 16 portate preparato dal ristorante di lusso Man Fu Yuan di Pechino. A contemplarlo Elon Musk, arrivato martedì in Cina col suo jet privato. La prima cena l’ha trascorsa con Zeng Yuqun, presidente di Catl, gigante delle batterie e principale fornitore di Tesla. L’immagine del menù è entrata nei trend di Weibo, con gli utenti cinesi scatenati nel consigliare a Musk quali piatti assaggiare durante la visita.

L’ACCOGLIENZA riservata al patron di Tesla, SpaceX e Twitter è stata trionfale. Sui social viene chiamato affettuosamente «fratello Ma», ammirato come «pioniere» e suggerito come presidente degli Stati uniti. A livello politico è stato subito ricevuto dal ministro degli Esteri Qin Gang. Fresco ex ambasciatore cinese a Washington, Qin ha utilizzato l’incontro per una metafora automobilistica sui rapporti tra le due potenze: «Il conducente deve tenere il volante nella giusta direzione, premere il freno per evitare i pericoli e premere l’acceleratore per promuovere una cooperazione vantaggiosa». Il ministro ha detto che la Cina resta aperta alle aziende internazionali e che il mercato locale dei veicoli elettrici ha «ampie prospettive di sviluppo». Musk è finora rimasto silenzioso su Twitter dal suo arrivo in Cina. Ma, secondo il comunicato cinese, si è detto voglioso di espandere le sue attività nel paese e si è opposto al disaccoppiamento delle economie di Washington e Pechino, definite «gemelle congiunte».

Un desiderio che si sposa con le esigenze retoriche della Cina, che sottolinea come i colossi imprenditoriali americani non approvino la «riduzione del rischio» propugnata da Joe Biden, che nella visione cinese è un «disaccoppiamento mascherato». D’altronde, a marzo è stato in Cina anche il Ceo di Apple, Tim Cook. E in questi giorni è la volta dei manager di General Motors, Starbucks e JP Morgan.

MUSK HA INCONTRATO anche il ministro dell’Industria Jin Zhuanglong e quello del Commercio Wang Wentao. Al centro delle discussioni lo sviluppo di veicoli elettrici e a guida autonoma. Un tema spinoso per Musk, visto che nel recente passato i veicoli Tesla hanno ricevuto il divieto di circolazione in occasione di importanti eventi politici e pubblici, come il “conclave” estivo del Partito comunista a Beidaihe.

Ieri sera il trasferimento a Shanghai, dove visiterà la fabbrica di Tesla e terrà colloqui per il suo ampliamento. I piani di espansione erano stati sospesi nei mesi scorsi, in concomitanza di un brusco calo della domanda che ha fatto mancare a Tesla gli obiettivi annuali di vendita. Musk ha provato ad abbassare i prezzi ma la concorrenza dei produttori locali (a partire da Byd) è sempre più agguerrita. Secondo Reuters, sarebbe stato chiesto anche un incontro col premier Li Qiang, che quando era a capo del partito a Shanghai aveva officiato l’apertura dell’impianto di Tesla, che l’anno scorso ha fabbricato oltre la metà della sua produzione globale. Nei primi tre mesi del 2023 sono stati venduti in Cina più di 94 mila veicoli Model Y, superando Stati uniti ed Europa.

SUL PIATTO anche la realizzazione di una megafactory per la produzione di batterie e il tema Starlink. I satelliti di SpaceX sono percepiti come una potenziale minaccia dalla Cina, dopo il loro utilizzo da parte dell’Ucraina nella guerra con la Russia. Il timore è che in futuro possano giocare un ruolo nel caso di un ipotetico conflitto nel Pacifico. Musk sta provando a convincere la Cina che si può fidare. Negli scorsi mesi ha prima proposto una zona amministrativa speciale per Taiwan e ha poi definito «inevitabile» la sua futura integrazione nella Repubblica popolare. Frasi che a Taipei non sono piaciute, tanto che di fronte al rischio di una recisione dei cavi internet sottomarini il governo sta provando a predisporre un’alternativa locale a Starlink.